Marco Travaglio, noto direttore del Fatto Quotidiano, ha sollevato una questione allarmante in diretta televisiva durante il programma Otto e mezzo su La7, esprimendo senza mezzi termini la sua preoccupazione riguardo al futuro geopolitico dell’Europa in relazione alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Con parole dure e dirette, ha avvertito del rischio di una “terza guerra mondiale nucleare” per il nostro continente, augurandosi una vittoria di chi possa “allontanare questo pericolo mortale”.
Travaglio ha criticato apertamente sia l’ex presidente Donald Trump che la vicepresidente Kamala Harris. Secondo lui, nessuno dei due candidati rappresenterebbe un’opzione ottimale, ma le sue critiche si sono indirizzate con particolare intensità verso Harris. “Se fossi negli Usa, non andrei a votare”, ha esordito Travaglio, accusando Trump di essere un “delinquente e bugiardo”, responsabile dell’assalto a Capitol Hill, evento che causò la morte di cinque persone. Tuttavia, non ha risparmiato nemmeno la Harris, definendola “una bugiarda e ipocrita, il che è un’aggravante”. Ha affermato che la vicepresidente avrebbe la “coscienza sporca” per aver contribuito, insieme al presidente Biden, all’escalation del conflitto in Ucraina e alla fornitura di armi a Israele, che, a suo dire, avrebbe causato migliaia di morti tra palestinesi, libanesi e altri civili.
La paura di una nuova guerra mondiale nucleare
Travaglio ha spiegato la sua visione da cittadino europeo, considerando le elezioni americane sotto l’ottica della sicurezza per il continente. “Penso che il rischio più mortale che corre l’Europa in questo momento sia quello della terza guerra mondiale nucleare”, ha dichiarato, aggiungendo che il suo auspicio è per chiunque possa allontanare questo scenario. Secondo Travaglio, le politiche della Harris risulterebbero invece in una minaccia per la stabilità europea. La Harris, sempre secondo il direttore del Fatto Quotidiano, gode del supporto dei “neocon” americani, fautori delle invasioni in Afghanistan e Iraq, e di figure come la famiglia Cheney, da lui citata come rappresentativa dell’interventismo americano. Questi esponenti, a suo dire, “hanno fatto più di un milione di morti” e avvicinerebbero l’Europa a un ulteriore pericolo bellico.
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Trump, tra critiche e concessioni
Nonostante abbia espresso un giudizio pesante su Trump, definendolo “orribile”, Travaglio riconosce che la sua presidenza abbia evitato ulteriori conflitti globali, anzi, abbia concluso quelli in Afghanistan e con la Corea del Nord. Riferendosi all’accordo con i talebani, Travaglio ha sostenuto che, per quanto discutibile, abbia portato a una de-escalation delle tensioni, rappresentando una visione politica che, pur isolazionista, evitava di trascinare l’Europa in ulteriori conflitti. “Penso che a noi europei convenga un isolazionista che toglie mano dalle guerre a casa nostra invece di crearne di nuove”, ha aggiunto Travaglio, concludendo che il suo auspicio è per una leadership americana meno interventista.
Il rischio di una posizione isolata
Travaglio, pur riconoscendo di essere spesso “in minoranza”, non ha lesinato critiche e provocazioni verso l’attuale leadership americana, sottolineando come la sua visione sia in contrasto con il mainstream italiano e europeo. Le sue parole lasciano intendere un pessimismo di fondo, quasi una rassegnazione di fronte alla politica estera statunitense, che considera lontana dagli interessi europei e più incline all’escalation bellica.
Una dichiarazione divisiva e di forte impatto
Le dichiarazioni di Marco Travaglio hanno generato una notevole eco, stimolando riflessioni e polemiche nel panorama mediatico italiano. Con il suo solito stile diretto e provocatorio, Travaglio si è espresso su uno degli scenari più inquietanti della politica internazionale, sollevando interrogativi sul futuro della sicurezza europea e su quale leadership americana possa meglio tutelare gli interessi del continente.
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