Sabrina Ferilli la conosciamo tutti: showgirl e attrice di successo, è una figura di spicco del mondo dello spettacolo italiano. Nel corso della sua lunga carriera si è alternata tra cinema, teatro e televisione, ottenendo riconoscimenti come il David Speciale, un Globo d’oro, sei Nastri d’argento e sei Ciak d’oro.
L’attrice romana si fa strada nel mondo dello spettacolo a partire dagli anni 90′ con le prime apparizioni in film come Americano Rosso, Caramelle da uno sconosciuto e Diario di un vizio. Il successo arriverà poi con la parte in ‘La bella vita’, grazie alla quale otterrà il premio Nastro d’argento in qualità di migliore attrice protagonista.
Nel corso degli ultimi anni la Ferilli si è fatta apprezzare nel mondo del piccolo schermo prendendo parte a show televisivi di successo come Amici di Maria de filippi, Italian’s Got Talent, Amici Speciale, come ospite a C’è Posta per te e Sanremo. Il suo nome viene associato principalmente ai Cinepanettoni in cui lavora accanto a grandi nomi del cinema, tra cui Massimo Boldi e Cristian De Sica.
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Cosa ha detto Sabrina Ferilli di Elly Schlein e Giorgia Meloni
Quanto alla vita privata e sentimentale, Sabrina Ferilli è stata sempre piuttosto riservata, non dando modo ai giornali di gossip di far parlare di sè per grandi flirt. E’ stata sposata due volte, il primo matrimonio con Andrea Perone, poi dal 2011 con il noto manager Flavio Cattaneo.
In queste ore la Ferilli è tornata a far parlare di sè per un’intervista dai torni particolarmente forti. Notoriamente di sinistra, la Ferilli ha voluto dire la sua sulla segretaria del partito Democratico Elly Schlein. Questa volta non ha usato mezzi termini: ecco cosa ha detto. In particolare, la Ferilli non sembra essere molto soddisfatta dalla nuova leader del partito, Elly Schlein, ritenuta non proprio all’altezza del ruolo che ricopre. “Troppo radicale e con difficoltà nel catturare l’interesse di tutti”- ha detto l’attrice in merito alla segretaria del partito, richiamando subito l’attenzione dell’opinione pubblica italiana.
Quanto alla leader di destra Giorgia Meloni, l’attrice ne ammette la capacità di attirare consensi: “È un capo di un governo di destra, e quello è, quello fa. Io sto a sinistra e su tanti temi sono molto distante. Dicono: è preparata. Ma che fosse preparata lo sapevo anche prima. L’errore della sinistra sotto elezioni e stato quello di dire: non votatela perché è fascista, invece di proporre alternative. I sondaggi la danno ancora ben salda, evidentemente la gente è soddisfatta”. Starà alla sinistra e ad Elly Schlein dimostrare che la Ferilli si sbaglia e che il suo partito riuscirà a scalzare la concorrenza dei partiti di maggioranza.
Il discorso di Schlein alla Festa dell'Unità di Ravenna
Intanto Elly Schlein chiama a raccolta i suoi per tornare in piazza a ottobre contro il governo. «Una grande mobilitazione nazionale, a cominciare dalla difesa della sanità pubblica», dice dal palco della festa dem a Ravenna. Forse sarà un miraggio arrivare ai numeri di Walter Veltroni al Circo Massimo, era il 2008, ma il tentativo è quello: sbullonare il binomio Pd-Palazzo. «I tempi della manifestazione? Prima della manovra di bilancio, in autunno», spiega Marco Furfaro, applauditissimo ieri, responsabile delle Iniziative politiche e sempre più braccio destro della leader. La location è quasi scontata, quella delle grandi occasioni: Roma.
Nel discorso finale, di quasi un’ora e mezza, Schlein dedica una manciata di minuti alle divisioni interne, ai riformisti che lamentano poca attenzione e puntano il dito sulle fuoriuscite. Ma con parole nette. Anche qui, è un rilancio: «Qualcuno ci accusa di avere spostato il partito a sinistra? Non so se sia una colpa!». La platea, zeppa di militanti che l’avevano accolta coi cori Elly-Elly per bilanciare i Conte-Conte dell’altro ieri, si spella le mani. E lei insiste: «Le persone si allontanano se ci vedono litigare. Rispettiamoci di più, vogliamoci più bene. Restiamo uniti». Dopo l’affondo, eccola in versione conciliante: «Voglio un partito plurale. Non personale o famigliare». Assicura che si farà garante delle culture fondative del Pd, da quella «cattolica a quella socialdemocratica». Sugli addii al partito, solo un rapido accenno: «Il nostro impegno è convincere tutti a restare ma anche convincere altri a iscriversi».