Salario minimo, i saggi nominati da Mattarella inchiodano CNEL e governo: ecco cosa hanno detto

Sorpresa all’assemblea straordinaria del Cnel: gli esperti nominati dal Presidente Mattarella presentano emendamento sul salario minimo. In una mossa inaspettata, cinque esperti nominati dal Presidente Sergio Mattarella hanno presentato un emendamento all’assemblea straordinaria del Cnel, prevista per votare sul documento delle proposte relative al salario minimo legale. Marcella Mallen, Enrica Morlicchio, Ivana Pais, Alessandro Rosina e Valeria Termini hanno proposto l’introduzione temporanea di una tariffa retributiva minima applicata sperimentalmente solo a settori specifici, quelli con lavoratori in situazioni più precarie e con evidenti fragilità non ancora risolte dalla contrattazione collettiva. Questa iniziativa è stata presentata con l’obiettivo di promuovere l’inclusione, ridurre le disuguaglianze e garantire i diritti e la dignità dei lavoratori, in particolare i giovani, le donne e gli immigrati.

Le premesse dell’emendamento sono in netto contrasto con il documento votato precedentemente nella Commissione dell’informazione, che ha respinto l’idea di un salario minimo in Italia sostenendo che non è chiaro l’impatto che potrebbe avere sul sistema economico e produttivo. Gli esperti contestano questa affermazione, citando la letteratura scientifica e il documento inviato da Banca d’Italia, che non forniscono evidenze solide di effetti negativi sull’occupazione e sui salari in generale.

Inoltre, i cinque esperti affermano che un salario minimo, se ben implementato nella contrattazione collettiva, può rafforzare la stessa, contrariamente a quanto dichiarato dal governo Meloni in passato. Anche il documento approvato precedentemente aveva lasciato spazio a una “tariffa oraria” per le categorie più vulnerabili, come i lavoratori temporanei o a tempo parziale involontario, da definire tramite contrattazione.

L’emendamento propone che la tariffa retributiva minima sia stabilita in modo comparativo rispetto ai minimi retributivi dei contratti che risultano più protettivi per il settore produttivo, utilizzando criteri condivisi da una commissione del Cnel e con riferimento ai parametri dell’Unione Europea. La sperimentazione dovrebbe essere monitorata e valutata con il coinvolgimento delle parti sociali, con il supporto di enti come Inps, Istat e il Ministero del Lavoro. Spetterebbe al Cnel identificare i settori e le categorie di lavoratori da coinvolgere nella sperimentazione.

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