Alessandro Sallusti de Il Giornale è intervenuto in diretta da Parenzo a L’Aria che tira. Sentite cosa ha detto: “Non dobbiamo confondere i temi giornalisticamente interessanti, almeno per noi, non so per i lettori con i temi politicamente rilevanti. Allora, siamo in campagna elettorale per le Europee, ognuno dei tre partiti delle coalizione di centrodestra ha una posizione diversa, sono legati a tre schieramenti europei diversi, quindi hanno degli amici diciamo così, elettoralmente parlando, diversi. E quindi a me risulta che tutto questo non abbia alcun impatto sul governo, su ciò che interessa agli italiani, che non è la Le Pen, è semmai la manovra finanziaria o se avranno o no più soldi in busta paga o nelle pensioni.
Poi Parenzo lo incalza: “Lei quando è arrivato al Giornale ha detto ‘faremo opposizione, ovviamente alle sinistre’. Sallusti ha tanti difetti, ma un bellissimo pregio: dice sempre quello che pensa, e anche qui la tua dichiarazione d’intenti era chiara…” scherza Parenzo. Sallusti replica: “Non è la mia dichiarazione di intenti, è la dichiarazione d’intenti per quello che capisco, che vedo e che sento, degli elettori del centrodestra: che se per caso a uno dei tre attori principali Meloni, Salvini, Tajani, venisse in mente di mettere in dubbio o a rischio la tenuta del governo, quelli vanno sotto casa con i forconi a prenderli! La cosa fondamentale qual è? È che ad ogni modo alla fine Giorgia Meloni dimostri di essere leader della coalizione. Anche del suo partito e quindi di trovare il punto di caduta di volta in volta e il fatto che abbiano posizioni diverse su alcuni temi” conclude Sallusti.
Il direttore si riferiva al fatto che la mossa a sorpresa di invitare per domenica prossima a Pontida Marine Le Pen, che parlerà dal palco della tradizionale festa leghista, ha di fatto rimesso Matteo Salvini al centro del dibattito del centrodestra o destracentro. Era stato proprio Il Giornale a intervistare con Stefano Zurlo il leader della Lega, vicepremier e ministro di Infrastrutture-Trasporti, che ha dato l’annuncio-scoop sulla presenza della leader del Rassemblement national alla kermesse.
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Al di là della rappresentazione mediatica, nella coalizione al governo Salvini di fatto ha aperto un dibattito che oltre ai futuri assetti europei innanzitutto inevitabilmente ha un riflesso tutto di politica interna. Che vedrà le tre forze della maggioranza in un fisiologico rapporto di collaborazione al governo e di competizione alle Europee, dove si corre con il proporzionale. E questo non certo perché Salvini voglia rimettere in discussione la maggioranza di governo che assicura sempre e non tatticamente, ma per sua reale volontà, che durerà cinque anni e anche oltre. Ma evidentemente perché è suo legittimo interesse riequilibrare i rapporti di forza interni. Che al momento vedono una assoluta centralità, politica e mediatica della premier Giorgia Meloni e Fdi, conferita dai numeri elettorali delle Politiche del 25 settembre.
Naturalmente c’è la volontà di Salvini innanzitutto di far vincere il centrodestra unito (compresi la francese Le Pen e la Afd tedesca) in Europa contro le politiche ritenute integraliste del green, delle auto elettriche etc, ma al tempo stesso la volontà legittima di rilanciare la sua Lega, riportarla almeno a doppia cifra, reduce come è dal 34 per cento delle ultime Europee, dal 17 delle Politiche del 2018, dove fece il clamoroso sorpasso su Forza Italia.
Se il leader di FI, Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, con lo stesso problema di rilanciare il suo partito, alla prima vera prova elettorale dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, sul fronte del centro del centrodestra, ribadisce il suo netto no ad alleanze con Le Pen e Afd, insieme con Manfred Weber, leader del Ppe, di cui il leader azzurro è vice, Salvini rilancia. Tajani, come si sa, non ha però certamente detto no ad un’alleanza con Salvini, partner di governo in Italia, pure in Europa.