Ecco cosa ha deciso la corte di cassazione sui saluti fascisti: la reazione sui social dell'ex sindaca di Roma Virginia Raggi.
Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, il reato da contestare a chi si esibisce nel saluto romano è quello di cui all’articolo 5 della legge Scelba. Ovvero “Manifestazioni fasciste”, che punisce “chiunque compie pubblicamente manifestazioni usuali al partito fascista”. Ma il braccio teso è penalmente rilevante solo in un caso. Se, “avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idoneo a integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito“. Quindi, ad esempio, non se praticato in contesti privati o commemorativi. Lo hanno stabilito le Sezioni unite della Corte di Cassazione. Sentite come ha reagito Virginia Raggi sui social.
"Conferma la natura mafiosa del clan dei Casamonica"
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“È di poche ore fa la sentenza della Corte di Cassazione che conferma la natura mafiosa del Clan Casamonica. Che opera a Roma prevalentemente nella zona sud-est, dedicandosi in particolare al traffico di droga, all’estorsione, all’usura condita dall’aggravante del sodalizio armato. Questa è una notizia che deve essere ribadita e conosciuta da ciascuno di noi perché la città è nostra. È di tutte quelle persone oneste che si barcamenano – a volte con difficoltà, rimanendo sempre dentro i confini della legge. Senza perdere la propria dignità e senza cedere a ricatti o lusinghe di facili aiuti. Per supportare le persone “per bene”, però, lo Stato deve fare di più. Soprattutto nei confronti dei più fragili, dei più poveri, di coloro che nei momenti di disperazione potrebbero con facilità scivolare verso gli aiuti (falsi) di chi promette velocemente un supporto ma poi richiede interessi che alla fine si pagano con la vita.
L'affondo di Raggi
Non basta però rallegrarsi per una sentenza. Occorre costruire senza tentennamenti quegli strumenti che rappresentano il vero antidoto allo sconforto e alla disperazione che a volte sono l’anticamera degli usurai. Dei “cravattari” o, meglio, dei criminali mafiosi. Occorre costruire sicurezza economica e sociale e occorre farlo senza indugio! Avevamo provato con il reddito di cittadinanza, pur con tutti i limiti operativi che potevano essere corretti. Adesso ci stiamo riprovando ancora con il salario minimo. Non metto in dubbio che, come per ogni tema, ci saranno sostenitori ‘a prescindere’ e detrattori ‘a prescindere’. Ma su una cosa dovrebbero essere d’accordo tutti coloro che siedono nelle Istituzioni, indipendentemente da come la si veda. La lotta alla povertà, alla fragilità, alla disperazione e l’offerta di soluzioni di sostegno non può attendere oltre e ci dovrebbe vedere tutti dalla stessa parte!” si legge.