Matteo Salvini, leader della Lega e attuale ministro delle Infrastrutture, si trova al centro di un processo che potrebbe costargli fino a 15 anni di carcere. Il processo, noto come il caso Open Arms, riguarda i fatti dell’agosto 2019, quando Salvini, allora ministro dell’Interno, bloccò lo sbarco di 147 migranti soccorsi dalla nave della ONG Open Arms, trattenendoli a bordo per diversi giorni., luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.
Le accuse a carico di Salvini sono gravi: sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Secondo il pubblico ministero Calogero Ferrara, “il soccorso in mare si conclude solo con lo sbarco sulla terraferma”, affermando che impedire l’accesso a un porto sicuro equivale a prolungare indebitamente la situazione di pericolo. Ferrara ha anche ricordato che, secondo il diritto internazionale e le convenzioni SAR (Search and Rescue), la vita dei naufraghi va sempre tutelata, indipendentemente dalla loro identità o status.
La requisitoria dei PM è focalizzata sull’iter criminoso che avrebbe negato il “Place of Safety” (porto sicuro), portando alla situazione critica in cui si trovavano i migranti a bordo della Open Arms. Secondo la procura, la decisione di negare l’accesso alle acque italiane e di ritardare lo sbarco ha violato sia le norme italiane sia quelle internazionali sulla tutela della vita in mare.
Dal canto suo, Salvini non arretra e difende la sua decisione. In un post su Facebook, il ministro ha dichiarato: “Rifarei tutto: la difesa dei confini dai clandestini non è reato”. L’ex ministro sostiene di aver agito nell’interesse nazionale e di aver mantenuto la promessa fatta agli elettori di contrastare l’immigrazione clandestina.
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La sentenza del processo Open Arms rappresenterà un momento cruciale non solo per Salvini, ma anche per la politica migratoria italiana e il dibattito sui diritti umani nel Mediterraneo. La rotta del Mediterraneo centrale è stata definita dall’ONU come la più pericolosa del mondo, e il caso Open Arms ha riportato alla luce le tensioni tra il diritto internazionale, la sovranità nazionale e la gestione delle emergenze umanitarie in mare.
Con la requisitoria ancora in corso, si attende ora la richiesta formale di pena da parte dell’accusa, che potrebbe spingere Salvini a confrontarsi con una condanna significativa.