Santanchè e La Russa beccati da Report: ecco cosa hanno combinato

Vi raccontiamo spesso di come il programma Report sveli alcuni retroscena davvero incredibili, che riguardano la politica italiana. Il fortunato programma condotto da Ranucci è tornato a smascherare i politici e lo ha fatto con due nomi d’eccezione. Si tratta di Daniela Santanchè e Ignazio La Russa, entrambi di Fratelli d’Italia. Ecco cosa hanno combinato.

Fornitori non pagati, dipendenti che attendono ancora il tfr dopo essere stati licenziati e compensi d’oro per gli amministratori sempre garantiti. E, ancora, aziende floride ridotte sul lastrico e strane operazioni finanziarie con fondi stranieri che hanno contribuito a creare un danno ai piccoli azionisti delle stesse società. Protagonista di queste tristi avventure la ministra del Turismo Daniela Santanchè, finita al centro di un’inchiesta che ha svelato la gestione di Visibilia e Ki gruop spa quando ad averne le redini era proprio l’esponente del governo Meloni e volto di Fratelli d’Italia. Aziende che non sono fallite, ma che hanno visto crollare il loro valore in borsa e ridurre al lumicino l’attività con decine di dipendenti che hanno perso il lavoro e soci di minoranza che si sono trovati azioni che non valgono praticamente nulla. E mentre la futura ministra in epoca Covid da “imprenditrice” rivendicava i suoi sacrifici tanto da “aver anticipato come tanti colleghi la cassa integrazione” ai dipendenti delle sue aziende, proprio quest’ultimi hanno denunciato a Report di non aver ricevuto alcuna anticipazione e in alcuni casi di essere stati messi in cig a zero ore a loro insaputa continuando a lavorare.

Ma andiamo con ordine. Report ha raccontato la gestione di Visibilia e Ki gruop quando è arrivata la gestione Santanchè. Partendo proprio dal caso Ki gruop: azienda di commercializzazione di prodotti biologici rilevata da Santanchè e dal suo ex compagno Canio Mazzaro intorno al 2011. “I due si avvicendano più volte alla presidenza del cda di Ki Group e della controllante Bioera, assegnandosi compensi che nel tempo sono arrivati a superare i 600mila euro all’anno – sostiene Report – In meno di nove anni, solo come stipendi per le cariche sociali, Daniela Santanchè si è portata a casa due milioni e mezzo di euro e Canio Mazzaro sei. Non solo, per anni Ki Group ha pagato a Mazzaro l’affitto di un’automobile di lusso e di una casa in centro a Milano, indicato in bilancio come ufficio di rappresentanza”. Ma c’è di più: “Nei consigli di amministrazione di Ki group e della controllante Bioera vengono cooptati la sorella della Santanchè, Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero e il figlio maggiore di Canio Mazzaro, Michele. Nel cda di Ki Group trova posto anche una vecchia conoscenza di Daniela Santanchè, l’immarcescibile Paolo Cirino Pomicino”.

Nel 2017, per divergenze con la proprietà, il vecchio amministratore Dino Poggio abbandona la Ki Group e Santanchè decide di prendere in mano le redini dell’azienda. Dal 2018, quando Santanchè e Mazzaro subentrano nella gestione diretta dell’azienda, la Ki Group ha enormi difficoltà nel saldare la merce ai propri fornitori e inizia a promettere pagamenti che non arrivano a decine di aziende. Nel 2018, i debiti di Ki Group verso i fornitori arrivano a oltre 8 milioni di euro, quasi un quarto del fatturato. A partire dal 2019 i numeri di Ki Group spa sono sempre più preoccupanti. I bilanci dell’azienda vengono sistematicamente bocciati dalla società che li revisiona e viene creata una seconda società con lo stesso nome (ma srl) che si prende i rami di azienda che fatturano e la Ki group spa diventa “una scatola vuota”.

Nel frattempo alcune piccole aziende che attendevano pagamenti vanno ko, come la Verde Bio: che chiude l’attività e affitta lo stesso ramo di azienda alla Santanchè e al suo socio con un costo di appena 50 mila euro all’anno: “E così con 50mila euro all’anno, Daniela Santanchè e Canio Mazzaro hanno acquisito di fatto il controllo di un’azienda che grazie al marchio Verde Bio arrivava a fatturare tra i 2 e i 3 milioni di euro all’anno – dice Report – anche Ki Group srl nel frattempo crolla. E di nuovo, invece di dichiarare fallimento, tutte le attività vengono spostate in una nuova società che si chiama, udite udite, Verde Bio. L’operazione viene condotta in prima persona da Daniela Santanchè”. Un giro vorticoso di società che si svuotano. E i dipendenti? Hanno perso il lavoro e alcuni attendono ancora il tfr.

Poi c’è il caso Visibilia, altra società fino a ottobre scorso della Santanchè insieme all’attuale compagno, Dimitri Kurz. “Proprio come Ki Group, anche Visibilia spa è quotata in borsa ed è in gravi difficoltà economiche. Da anni non chiude un bilancio in positivo e la situazione si è fatta talmente grave che nel 2017 l’azienda ha licenziato tutti i dipendenti dei propri giornali”, dice Report, che aggiunge: “Nell’ultimo bilancio pubblico di Visibilia Concessionaria (una controllata della capogruppo) risulta in realtà un debito di 2,1 milioni di euro verso la capogruppo per la pubblicità raccolta e non versata poi nella cassa dei giornali Novella 2000, Ciak, Visto, Pc Professionale, Ville e Giardini.

Il coinvolgimento di La Russa oltre a Santanchè

Negli ultimi anni Visibilia concessionaria ha venduto spazi pubblicitari per circa 120mila euro a Media Italia, società del Gruppo Armando Testa. L’azienda di comunicazione che si è aggiudicata la campagna di promozione del ministero del turismo guidato da Daniela Santanchè, Open To Meraviglia”. Campagna affidata senza gara dall’Enit. In ogni caso la situazione di Visibilia è così critica che a novembre il tribunale di Milano ne ha chiesto il fallimento, revocato ad aprile dopo il pagamento in extremis di una parte dei debiti. Nel frattempo Santanchè ha venduto le sue quote. Ma nel 2019, per far fronte a una grave crisi di liquidità dell’azienda, Visibilia aveva chiesto però un prestito a una misteriosa società di investimento di Dubai, Negma. E qui compare il nome del presidente del Senato, Ignazio la Russa.

Report riporta che in una diffida inviata al giornale online Milanotoday da parte del fondo di Dubai, che ha prestato 3 milioni a Visibilia in cambio di azioni, la firma in calce è dell’avvocato Ignazio La Russa. Che qualche settimana prima aveva inviato allo stesso giornale un’altra diffida per conto di Visibilia. La Russa, insomma, è consulente di entrambi? Di chi chiede soldi e di chi li presta facendo poi operazioni spregiudicate? Sì, perché il fondo Negma di cui nessuno conosce gli investitori, con Visibilia fa delle operazioni di vendita delle azioni che nel corso del tempo svalutano la società e creano un danno ai piccoli azionisti. Tanto che un piccolo azionista Giuseppe Zeno, ha presentato un esposto in procura a Milano e alla Consob. Negma da queste operazioni guadagna 600 mila euro. Stesso meccanismo si era verificato con Ki gruop. Conclude Report: “In nove anni il valore di Ki group in borsa è passato da 35 milioni a 465 mila euro, gli azionisti hanno versato 23 milioni e 9 milioni di euro sono andato solo a emolumenti di Santanchè e dell’ex compagno”.

Dopo la trasmissione sono fioccate le interrogazioni parlamentari da parte dell’opposizione con la richiesta che Santanchè riferisca in aula subito: “In qualunque paese dell’Unione europea se una trasmissione tv facesse un’inchiesta così approfondita e documentata come ha fatto Report sulle spregiudicate operazioni finanziarie della ministra Santanchè con le sue aziende, quella ministra verrebbe allontanata dopo poche ore”, dice il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. “Dalla ricostruzione di tutti i passaggi della partecipazione nell’ambito del colosso biologico Ki Group, dall’acquisizione fino al fallimento, – si legge nell’interrogazione del dem Toni Ricciardi – è emersa una gestione alquanto spregiudicata anche nei confronti di soggetti terzi come i fornitori, alcuni dei quali poi acquisiti proprio sulla base delle forniture non pagate da parte di Ki Group, successivamente diventata Verde Bio”.

Ricciardi, ricorda infine alla presidente Meloni che “Visibilia, in qualità di concessionaria, ha anche venduto spazi pubblicitari per circa 120mila euro a Media Italia, società del Gruppo Armando Testa, l’azienda che si è aggiudicata la campagna di promozione del Ministero del Turismo “Open to meraviglia”. “L’inchiesta mandata in onda da Report sull’attività di imprenditrice della ministra Santanchè getta un alone di discredito sulle nostre istituzioni, alla luce del ruolo di ministro che l’esponente di Fratelli d’Italia ricopre oggi. Nel 2020, con un Paese fermo per il Covid-19 e milioni di cassa integrazione in deroga da pagare, dai salotti televisivi la Santanchè tuonava contro il governo Conte per i ritardi. Da Report però scopriamo che in realtà le sue aziende approfittavano di quella circostanza, visto che i dipendenti venivano messi in cassa integrazione a zero ore senza essere avvertiti, continuando dunque a lavorare”, dicono in una nota i senatori M5S in commissione Industria Sabrina Licheri, Gisella Naturale e Luigi Nave.

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