Durante l’intervento del giornalista Andrea Scanzi a Tagadà su La7, è arrivata una dura critica nei confronti di Matteo Salvini, definito senza mezzi termini “il peggior ministro delle infrastrutture e dei trasporti degli ultimi 70 anni”. Un attacco che ha preso di mira non solo la gestione ministeriale del leader della Lega, ma anche il suo linguaggio politico e le sue prese di posizione su temi sensibili come la violenza sessuale e l’immigrazione.
Il contesto: il tweet di Salvini sui dati della violenza sessuale
Al centro del dibattito c’è un recente tweet di Salvini che recita:
“Il 43% degli indagati per stupro nel 2023 in Italia sono stranieri. Vuol dire che tutti gli stranieri sono cattivi? No, ma che c’è un problema di sicurezza legata all’immigrazione spesso clandestina. Sì per violentatori e pedofili: castrazione chimica, che siano italiani o no”.
Un’affermazione che arriva pochi giorni dopo le polemiche sulle parole del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che durante un evento in memoria di Giulia Cecchettin aveva collegato in modo controverso la violenza sessuale alla questione migratoria.
Scanzi ha contestato l’intera narrazione di Salvini, sottolineando come queste dichiarazioni siano parte di una strategia comunicativa ormai logora:
> “Salvini dice sempre le stesse cose. Ha perso il contatto con la realtà. È un politico al crepuscolo, lo è da 4-5 anni. Cerca di trovare un ruolo nella politica italiana e non lo trova più. Ripete gli stessi slogan: migranti, clandestini, castrazione chimica. Ma cosa c’entra? È completamente scollegato dalla realtà”.
Il fallimento come Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
Scanzi non ha risparmiato critiche alla gestione di Salvini nel suo ruolo ministeriale. Secondo il giornalista, il leader leghista è troppo concentrato sul pontificare su temi lontani dalle sue competenze, mentre il settore dei trasporti versa in condizioni disastrose:
> “È il peggior ministro delle infrastrutture e dei trasporti che abbiamo avuto negli ultimi 70 anni. Mentre lui parla di migranti e castrazione chimica, i trasporti sono in condizioni pietose. Si è intestardito sul ponte sullo Stretto, ma quel progetto non funziona. Nel frattempo, infrastrutture e trasporti restano al collasso”.
L’accusa non riguarda solo la gestione tecnica del ministero, ma anche l’incapacità di Salvini di affrontare i reali problemi del settore:
> “Ogni volta che vai in televisione e lo ascolti ti domandi: ma di cosa sta parlando? È un politico platealmente finito. Rimane il leader della Lega solo perché non hanno trovato un’alternativa, ma è il grande sconfitto di tutte le ultime elezioni”.
Le tensioni all’interno della destra italiana
Scanzi ha evidenziato anche come Salvini sia stato politicamente e strategicamente superato da Giorgia Meloni, che ha assunto un ruolo dominante nella coalizione di destra:
> “Non è stato superato solo a destra, ma come capacità e efficacia politica. La Meloni è avanti anni luce. Salvini cerca disperatamente di restare rilevante, ma i fatti dimostrano il contrario”.
La questione Valditara e l’uso della propaganda
Scanzi ha inoltre puntato il dito contro le parole di Giuseppe Valditara, definendole un momento di grande imbarazzo per la politica italiana:
> “Le affermazioni di Valditara sono state uno dei punti più bassi della nostra politica. Non è solo sbagliato ciò che ha detto, ma il contesto in cui lo ha fatto: come si fa a parlare di propaganda contro il patriarcato durante un evento in memoria di una giovane vittima di femminicidio? È vergognoso”.
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Un Salvini in declino
Le conclusioni di Scanzi sono impietose. Secondo lui, Matteo Salvini rappresenta un politico in declino, che fatica a rinnovarsi e a trovare spazio nel panorama politico italiano:
> “È un leader che non ha più niente da dire. Salvini è rimasto fermo agli stessi slogan, ma il Paese è andato avanti. È il simbolo di un modo di fare politica che non funziona più, e gli elettori lo hanno capito”.
Conclusioni
L’intervento di Andrea Scanzi a Tagadà si è trasformato in una requisitoria contro Matteo Salvini, accusato di essere fuori dalla realtà e incapace di svolgere il suo ruolo istituzionale. Un attacco che riflette un clima politico teso, in cui il leader della Lega sembra sempre più isolato e distante dalle priorità del Paese.