Le dinamiche interne al governo Meloni e la gestione del rapporto con la stampa sono state recentemente analizzate da Andrea Scanzi, che non ha risparmiato critiche dirette e dettagliate. Tra tensioni, gelosie politiche e un approccio sempre più autoritario verso i giornalisti, Scanzi ha delineato un quadro complesso, ma chiaro, della situazione attuale.
Un governo che durerà, ma a caro prezzo
Secondo Scanzi, nonostante le evidenti tensioni interne, il governo Meloni ha tutte le carte in regola per arrivare al 2027. “L’ho sempre detto e scritto – spiega – questo governo durerà cinque anni, perché la destra è bravissima a fare squadra. Litigano negli spogliatoi, ma poi vanno in TV e mostrano unità”. Tuttavia, questa coesione è solo apparente: profonde crisi interne agitano la coalizione, soprattutto tra Meloni e Salvini, i cui rapporti sono sempre più tesi.
Meloni domina incontrastata, ma il prezzo è alto: Tajani e Salvini, in posizioni subordinate, mostrano sempre più segni di nervosismo. Questo equilibrio precario si regge anche sulla necessità di mantenere le poltrone e sulla paura di perdere consenso elettorale. La Lega, in particolare, è in una situazione critica, descritta da Scanzi come “prossima al tramonto”, con Salvini che sembra ormai incapace di toccare palla politicamente.
Tre problemi fondamentali per il governo
Scanzi identifica tre principali problematiche che minano la stabilità della maggioranza:
Fallimento su più fronti: Dopo due anni al potere, il governo non ha mantenuto molte delle sue promesse. Sul piano economico, sanitario, migratorio ed estero, la gestione è stata insufficiente e piena di errori. Tuttavia, il governo si salva spostando l’attenzione sui fallimenti del centrosinistra, che però non governa e, quindi, non è rilevante nella valutazione attuale.
Gelosie interne: L’egemonia di Meloni genera malcontento tra gli alleati. Se da una parte Tajani e Salvini si mostrano fedeli, dall’altra non nascondono il loro disagio per un governo che si regge quasi esclusivamente sull’autorità della leader di Fratelli d’Italia.
La crisi della Lega: La lenta decadenza della Lega e di Salvini rappresenta un problema non solo per il partito, ma anche per la coalizione. Una Lega debole mina la stabilità interna, e l’unico tentativo di rilancio per Salvini sembra essere legato a figure controverse come il generale Roberto Vannacci. Questa fragilità genera ulteriori tensioni con Meloni, che deve tenere a bada un alleato politicamente imprevedibile.
L’allergia del governo ai giornalisti
Un altro aspetto che Scanzi ha evidenziato è l’intolleranza del governo verso la stampa critica. L’attacco di Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio, a Repubblica per un’inchiesta sulla sanità è solo l’ultimo esempio di una lunga serie. Secondo Scanzi, Meloni e i suoi alleati non sopportano le critiche e rispondono con aggressività, denigrando pubblicamente giornalisti, trasmissioni e giornali.
Questa strategia è pericolosa per la democrazia, ma paradossalmente funziona a livello elettorale. Ogni volta che Meloni attacca la stampa, riceve il plauso dei suoi sostenitori più fedeli, che vedono nei giornalisti critici dei nemici da combattere. “Questo è un cane che si morde la coda – osserva Scanzi – perché mentre a noi fa paura, a Meloni porta consenso”.
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Un approccio autoritario che minaccia la libertà di stampa
Scanzi accusa il governo di voler intimidire i giornalisti, utilizzando strumenti come le querele temerarie per scoraggiare le inchieste. “Un freelance non ha le risorse per difendersi – sottolinea – e questo crea un clima di paura che è molto pericoloso”. Secondo Scanzi, i politici dovrebbero rispondere alle critiche nel merito, dimostrando l’eventuale infondatezza delle accuse, ma questo non accade. Al contrario, le critiche sono spesso liquidate come attacchi pretestuosi, e chi le muove viene denigrato pubblicamente.
Conclusioni
Il governo Meloni appare destinato a durare, ma le crepe interne e il rapporto problematico con la stampa potrebbero indebolirlo nel lungo termine. Le tensioni tra Meloni, Salvini e Tajani sono il sintomo di una coalizione che fatica a mantenere l’unità, mentre l’approccio autoritario verso i giornalisti evidenzia un’incapacità di gestire il dissenso in modo democratico. Nonostante ciò, Meloni continua a raccogliere consenso, mostrando ancora una volta la sua abilità nel trasformare le critiche in un vantaggio politico.
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