Andrea Scanzi rivela che Sgarbi, dopo l'inchiesta di Report e del Fatto, deve al restauratore del famoso quadro oltre 220mila euro.
“Traditore”, incapace e pure ladro. Vittorio Sgarbi tenta di screditare il suo restauratore, reo d’aver fornito a giornalisti e inquirenti informazioni su opere dubbie che gli ha affidato, compreso il famoso Manetti di cui il Fatto insieme a Report si sono occupati. Anche questa storia, però, risulta ben diversa da come il sottosegretario la racconta. Andrea Scanzi è un fiume in piena nell’ultimo video che ha pubblicato sui social. Ma andiamo con ordine per capire cosa sta succedendo intorno alla vicenda del quadro di Vittorio Sgarbi.
Deve al restauratore 221mila euro
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In pratica durante una mostra a Lucca nel 2021, Sgarbi chiama un noto restauratore lombardo, Gianfranco Mingardi. “Gianfranco, è quello che hai sistemato tu?”. Gli manda la foto, a lui sembra proprio quello. “Sono sicuro, è lo stesso dipinto e si vede anche dalle imperfezioni come le gocciolature, un bravo copista mai le avrebbe riprodotte”. Mingardi è sicuro di quanto afferma: lo sa per certo perché quel quadro, l’ha tenuto nel suo laboratorio per ben cinque anni, lo conosce palmo a palmo. Salvo per un dettaglio: il quadro in mostra a Lucca ha una candela, sullo sfondo in alto a sinistra: “Sono certo che non c’era” – dice al Fatto Mingardi, scuotendo la testa, convinto che sia stata dipinta (o fatta riemergere) con l’intento di differenziarlo il tanto che basta da poter dire “vedete che è diverso, non è quello rubato!”.
Il quadro rubato
Rubato?! Si, proprio così. Due anni fa, Vittorio Sgarbi quando inaugurava a Lucca la mostra “I pittori della luce”, mostrava il pezzo forte: un “inedito” di Rutilio Manetti, un dipinto caravaggesco del ‘600 che vale diverse centinaia di migliaia di euro. Il Fatto Quotidiano scopre però che tanto inedito non è: quella Cattura di San Pietro si ritrova infatti tra le foto della banca dati dell’Interpol e risulta rubata! Interpellato, il sottosegretario sosterrà che è suo. Aveva comprato una villa di campagna a Viterbo e ci trovò dentro un Manetti, ma: “Uno ha la candela e l’altro no, sono diversi”, dice al Fatto. “Stava nella villa Maidalchina di Olimpia Pamphilij vicino a Viterbo, ora proprietà della Fondazione Cavallini Sgarbi, eretta tra 1615 e 1625. Ma i giornalisti non demordono e indagano sugli atti di acquisto di questa villa rudere dove non si troverebbe, stando almeno alla carta stampata, opere del Manetti.
Un’opera del Manetti appunto quella “senza candela” l’hanno invece i carabinieri del Nucleo tutela Patrimonio culturale di Roma. È relativa alla denuncia per furto sporta al comando dei carabinieri di Vigone, non lontano da Pinerolo, ed è datata 14 Febbraio 2013. Alla denuncia corrisponde un fascicolo contro ignoti aperto dalla Procura di Pinerolo, ma archiviato dopo una settimana. La denunciante è la signora Margherita Buzio, 85 anni, che vive in una bella villetta di Bugliasco con annesso un castello del 1300, per un furto con taglio della tela di un quadro scelto accuratamente tra tanti. E non finisce qui. Sentite Andrea Scanzi…