Durante la puntata di Otto e mezzo da Lilli Gruber c’è stato un simpatico siparietto fra Andrea Scanzi e Mario Sechi di Libero, nonché ex portavoce di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi: “Meloni è diventata una star internazionale. Tutti ci vogliono parlare perché interessante e originale. Questo è un punto che non si coglie” spiega Sechi nel suo intervento.
“Non riusciranno mai a cogliere la complessità e la straordinarietà di questo personaggio, io ho avuto il privilegio di vederla in azione durante i vertici internazionali, ti assicuro che Meloni oggi è una star internazionale…” A quel punto Scanzi sbotta e fa: “Sì, ora è diventata Wonder Woman…” E Sechi lo redarguisce dicendo: Qua noi siamo a teatro…”
Poi aggiunge: “Esatto, è una star in questo senso. Meloni viene cercata da tutti leader, tutti ci vogliono parlare perché è considerato un elemento molto interessante e originale nel panorama nazionale, questo è il punto che non si coglie in Italia, che non è ancora passato”. La replica di Scanzi non si fa attendere: “Esatto, li devi prendere sul serio, ma infatti la commento ogni giorno in settimana: bisogna dire che se tu avessi gestito meglio la comunicazione della Meloni saresti ancora lì… La Meloni non è Churchill o la Thatcher” conclude Scanzi nel suo intervento. Trovate il video in fondo all’articolo.
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Sechi ha poi spiegato perché ha lasciato la comunicazione della premier: “È stato solo perché mi è stata offerta la direzione di Libero. Il primo amore sono i giornali – assicura Sechi, interpellato da Gruber – ecco perché quando si è presentata l’opportunità di dirigere Libero abbiamo deciso insieme”. Ma le mie scelte, conclude, “sono professionali”.
In realtà, come fece notare anche l’Huffington Post, fu quella passata alla storia come la fallimentare conferenza stampa di Cutro a indebolire Sechi e la Meloni stessa. Sbagliate le scelte politiche di tenere il Consiglio dei ministri nel paese teatro del tragico naufragio ignorando le vittime e i loro familiari che si trovavano a poche decine di chilometri di distanza, sbagliata la scenografia con le ombre cupe di alberi che schermavano i riflettori a stagliarsi sui volti di Meloni e dei ministri. Sbagliata la gestione di domande e risposte che, specialmente sul finire, si sono trasformate in un contraddittorio dal quale Meloni è uscita malissimo.
Se la scena racconta più dei retroscena, già allora si potevano intuire i rapporti di forza nell’inner circle meloniano. Sechi da un lato a cercare di mettere ordine (poco o nulla aiutato dalla presidente che mentre il portavoce cercava di passare oltre continuava imperterrita a rispondere alle contestazioni come fosse un talk), la fedelissima capa della segreteria Patrizia Scurti a comparire silenziosa dietro Meloni che a quel punto balbettava: “Perché non siamo andati dai parenti delle vittime? Non so, ci possiamo anche andare…”. Due parole nell’orecchio e ecco Meloni scivolare via, quando il danno ormai era fatto, con Sechi a battere in ritirata dal podio alla destra del palco.