L’ex magistrato e parlamentare del M5S Roberto Scarpinato ha partecipato alla Festa del Fatto Quotidiano a Roma. Ecco cosa ha detto sul palco: “Oggi qualunque forza progressista deve prima di tutto difendere la Costituzione, tutto il resto viene dopo”. Parole, quelle dell’ex pm sulla riforma della Costituzionale, che hanno raccolto lo standing ovation del pubblico . “Abbiamo le premesse di una destra che ha sempre odia la Costituzione, che non ha mai accettato la divisione dei poteri, che ha sempre sognato la Repubblica presidenziale e che è sempre stata contraria al principio dell’uguaglianza. Oggi la lotta per la democrazia è strettamente legata alla lotta per la difesa della Costituzione. Fino a quando questa Costituzione sarà in vita potranno sfigurare le pareti e la facciata, ma resteranno i muri portanti e sapremo sempre da dove cominciare. Se toccano questa costituzione è finita”
“Le stragi e gli omicidi politici non sono una storia del passato. Sono una storia che attraversa il presente e condiziona il futuro di questo Paese, sotto vari profili. L’accelerazione delle politiche reazionarie e classiste di questa destra di governo, che ha determinato una crescita tumultuosa delle diseguaglianze e dell’ingiustizia sociale. Non è un fungo nato dall’oggi al domani, bensì l’espressione della idiosincrasia storica di questa destra di governo nei confronti della Costituzione, dell’assetto dello Stato designato da questa Costituzione antifascista e dei valori di eguaglianza sanciti dalla stessa” spiega il senatore Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo, nell’arco del panel “Il filo nero delle stragi”.
Assieme a lui sono intervenuti anche la presidente emerita di “Libertà e Giustizia” Sandra Bonsanti e il giornalista Marco Lillo, direttore di Paper First. Moderati da Antonio Massari, i relatori hanno ricostruito la storia della Repubblica italiana segnata da stragi e delitti eccellenti. Eventi criminosi che legano il passato del Paese al presente con il pericolo, sempre più incombente, di condizionarne anche il futuro. In particolare, Scarpinato si è addentrato nella storia d’Italia con un’analisi vola a cucire passato e presente. Una ricostruzione doverosa ha sottolineato l’ex magistrato, per dare una spiegazione alla difficoltà delle persone di comprendere la connessione tra i vari golpe e i cambi storici che ne sono susseguiti.
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“Questa difficoltà – ha sottolineato – è dovuta al furto di consapevolezza collettiva che è stata consumata dagli apparati culturali, espressione del sistema di potere, nei confronti dell’opinione pubblica. Opinione pubblica a cui nessuno ha spiegato il ruolo nefasto svolto, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, dal neofascismo nel condizionare con stragi e omicidi la storia di questo Paese; e a cui nessuno ha spiegato il ruolo determinante che nel sistema di potere mafioso ha occupato e occupa la borghesia mafiosa, uno dei poteri forti della nazione”.
Scarpinato ha poi continuato evidenziando come la storia del neofascismo in Italia sia scomparsa sia dallo speech di governo, sia dai radar di organi fondamentali come le commissioni parlamentari. L’ex magistrato ha parlato di “una furiosa guerra revisionistica” che è in corso nel Paese. “È stata proposta l’istituzione di una Commissione parlamentare sulle stragi neofascista con lo scopo dichiarato di dimostrare che quelle stragi sono state fatte dal terrorismo internazionale – ha continuato -. Ma ancor peggio è ciò che sta accadendo alla Commissione parlamentare antimafia la quale è stata commissariata politicamente.
E sulla Meloni Scarpinato dice...
La Meloni ha voluto mettere come presidente Chiara Colosimo, colei che era stata fotografata con le mani intrecciate a Luigi Ciavardini, condannato per la strage di Bologna nonostante i familiari delle vittime della stessa strage avessero protestato. E quando io e Federico Cafiero de Raho abbiamo scritto recentemente 70 pagine per chiedere che la Commissione parlamentare accertasse chi erano le donne che hanno partecipato alla strage di Firenze e di Milano (che certamente non erano appartenenti alla mafia); chi ha aggiunto una carica di esplosivo in via dei Georgofili dopo che i mafiosi avevano svolto il loro compito; chi si introdusse nella stanza di Giovanni Falcone al Ministero di Grazia e Giustizia, accendendo il computer e guardando soltanto i file che lui conservava sull’omicidio Mattarella e su Gladio; chi ha organizzato l’attentato di via Sabini il 2 giugno 1993 poco prima che passasse attentato il presidente Ciampi; e tanto altro, la Colosimo ci ha detto di ‘No’. Ha detto che la Commissione parlamentare non deve fare accertamenti su questi temi”. La Commissione “è interessata a sapere quali sono le responsabilità dei magistrati che hanno fatto il processo della Trattativa Stato-mafia, e non occuparsi di questi temi – ha continuato Scarpinato -. Una cosa scandalosa”.
Per il senatore si tratta di un chiaro tentativo di “mettere i bastoni fra le ruote ai magistrati che osano indagare oltre il livello degli esecutori materiali”. Si rende necessario il commissariamento della Commissione parlamentare “perché sotto la cenere del passato cova una brace ardente che se dovesse eruttare dal cratere di qualche processo farebbe squagliare il sistema politico attuale. Questo sistema si basa su ricatti e segreti indicibili”. Basti pensare alle parole di Paolo Bellini, condannato per la strage di Bologna del 1980 e coinvolto nelle stragi mafiose del 1992-1993, quando intercettato disse: “Io non posso dire quello che so perché sono legato da 40 anni da un giuramento”.
“Un giuramento a chi? – si è chiesto l’ex pg di Palermo – Quando i capi della mafia che sono stati condannati con sentenza definitiva per le stragi, come Giuseppe Graviano e altri, si permettono di ricattare pubblicamente il vertice del sistema politico è perché sono depositari di elementi scottanti di cui da un lato sono prigionieri ma dall’altro sono merce di scambio. Se loro dicessero quello che sanno, altro che i discorsi sulla benzina (tema fortemente dibattuto attualmente in Parlamento, ndr). Questo Paese si dovrebbe fermare e riscrivere la sua storia. La questione del revisionismo è importante perché è attuale. E le persone comuni non possono capire proprio per quel furto di consapevolezza di cui ho parlato”, riporta oggi Antimafia Duemila.