Non è un buon periodo per quel che riguarda il ministro della giustizia del governo Meloni, particolarmente sfortunato quando si occupa di carceri. Mette piede in via Arenula e si moltiplicano i suicidi nelle galere, poi la grana di Cospito, e a seguire le violazioni del segreto del sottosegretario Delmastro. Adesso doppio errore, prima politico e poi tecnico, sul futuro Garante delle persone private della libertà, volgarmente detto Garante dei detenuti. Dove commette uno svarione dopo l’altro. Vediamoli allora: coinvolgono la radicale Rita Bernardini, il Pd e le donne, visto che le esclude dal vertice del Garante. E come non bastasse sceglie pure un possibile candidato incompatibile con l’incarico. Tre uomini su tre posti.
Ma guardiamo gli errori uno per uno. Come ha scritto Repubblica, anticipando la notizia, il ministro della Giustizia è intenzionato a portare la scelta del Garante nel prossimo consiglio dei ministri, probabilmente mercoledì. Lui deve indicare una terna, che poi andrà all’attenzione delle commissioni parlamentari di Camera e Senato. Prima di questo passo, mercoledì scorso sale al quirinale, e lì sciorina il suo elenco. Sono i tre nomi fatti da Repubblica. Tre uomini, mentre oggi con il Garante Mauro Palma ci sono due donne con il ruolo di vice garanti.
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Al Quirinale Nordio porta tre nomi, il potenziale e futuro Garante Felice Maurizio D’Ettore, ordinario di diritto privato a Firenze. E qui cade il primo asino. Perché le regole ferree della struttura del Garante dicono che il titolare dell’incarico non può essere un dipendente della pubblica amministrazione. D’Ettore avrebbe una sola strada per aggirare l’ostacolo, sottoscrivere un’aspettativa di oltre cinque anni. Per il Pd è “incompatibile”. Ex Forza Italia, passato per Coraggio Italia, approdato poco prima delle elezioni politiche a Fratelli d’Italia. Questo il suo curriculum, in cui non si riesce a trovare nulla che abbia a che vedere con le patrie galere. Di certo conosce bene la vice capo di gabinetto di Nordio, la “zarina” Giusi Bartolozzi, e come lei ha abbandonato i berlusconiani.
Tutti uomini dunque, accanto all’ipotetico Garante ecco il professore siciliano di diritto comparato Mario Serio, fortemente sponsorizzato dall’ex pm e procuratore di Palermo Roberto Scarpinato oggi senatore M5S. E infine un magistrato in età assai avanzata, sugli ottant’anni, Carmine Antonio Esposito, ex presidente del tribunale di sorveglianza di Perugia e poi di Napoli, nonché consigliere comunale nel comune di Brusciano nelle file dei meloniani, “famoso” soprattutto per la sua capigliatura vistosamente tendente al biondo.
Ma perché Nordio improvvisamente ha rinunciato alla sua candidatura primigenia, quella di Rita Bernardini, la partner di Marco Pannella che porta avanti la battaglia nelle carceri da una vita ed è presidente dell’associazione Nessuno tocchi Caino? Lei racconta che Nordio non aveva dubbi su di lei, che ha fatto un’audizione con il capo di gabinetto Alberto Rizzo e parla di “un ottimo risultato”, al quale però è poi seguito il silenzio. Come ha scritto sull’Unità, non smentita, la collega Angela Stella, ci sarebbe un neo “politico” per la Bernardini, l’aver criticato, quand’era parlamentare radicale l’attuale segretario generale della presidenza della Repubblica Ugo Zampetti, su cui la Bernardini fece aprire degli atti di sindacato ispettivo in tema di contratti e trasparenza quando rivestiva lo stesso incarico a Montecitorio. Pettegolezzi? Sarà, ma un fatto è certo, il nome della Bernardini cade e da via Arenula fanno notare adesso che lei avrebbe delle condanne penali incompatibili con l’incarico. In realtà Bernardini è stata condannata in tutto a 2 mesi e 20 giorni per le disobbedienze civili per la legalizzazione della cannabis, fatte insieme a Pannella.
L'ultima trovata di Nordio
Nordio comunque si ferma sulla candidatura di Bernardini. Mentre sbatte la porta in faccia al Pd quando propongono la magistrata Maria Grazia Giammarinaro, ex capo di gabinetto di Anna Finocchiaro, ma soprattutto per anni rapporteur delle Nazioni Unite sulla tratta delle donne, una professionista stimata dai colleghi giuristi, considerata un’eccellenza per la sua storia e la sua esperienza. Ma Nordio dice ai dem: “Mi avete attaccato brutalmente sul concorso esterno, adesso non potete pretendere di trattare con me sul Garante dei detenuti“. La questione è chiusa.
Ma il ministro s’infila nell’ennesimo cul-de-sac. Propone un Garante che non si è mai occupato di detenuti in vita sua ed è forse incompatibile, tranne sacrificare la sua carriera per tutta la durata dell’incarico, sceglie un magistrato di età molto avanzata, che ha legami politici con Fratelli d’Italia. A reggere le sorti dell’ufficio del Garante rimane Mario Serio, sicuramente un professionista eccellente, stimato dei colleghi di destra e di sinistra, che è stato al Csm per conto di Forza Italia nel 1998, e che ha strenuamente difeso al Csm Alessia Sinatra, molestata sessualmente dall’ex procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo.
Ancora una volta, nelle mani di Nordio, la giustizia diventa un caso. Abbiamo cercato il Garante tuttora in carica Mauro Palma per sentire il suo parere, ma da una località sconosciuta dov’è in ferie per qualche giorno ci ha risposto con un “no, grazie”. È nel suo stile istituzionale. Restano negli archivi i suoi sette anni in cui la figura del Garante è divenuta alternativa a quelle del Guardasigilli e del capo delle carceri. Forse per questo via Arenula vuole abbassare i toni.