Scontro infuocato a La7: il dibattito tra Terranova e Montanari su Delmastro e il governo Meloni – VIDEO

Una serata di fuoco quella andata in onda su Otto e mezzo (La7), dove il dibattito sulla condanna del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove ha acceso un violento scontro verbale tra Annalisa Terranova, vicedirettrice del Secolo d’Italia ed editorialista di Libero, e Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena. La tensione è esplosa quando si è discusso delle reazioni politiche alla sentenza di condanna a otto mesi (pena sospesa) per rivelazione del segreto d’ufficio nella vicenda che ha coinvolto l’anarchico Alfredo Cospito.

Le reazioni alla sentenza e il dibattito acceso

La conduttrice Lilli Gruber ha aperto la discussione chiedendo a Terranova un’opinione sulle dichiarazioni di Giorgia Meloni e dello stesso Delmastro, che ha paragonato i magistrati agli ayatollah ‘che rivendicano il diritto a non essere commentati’. Parole forti, definite “eversive” dalla segretaria del PD Elly Schlein.

Terranova ha risposto con un ribaltamento del discorso: “Queste sono parole eversive tanto quanto i magistrati che sventolano la Costituzione mentre parlava un rappresentante del governo”, riferendosi alla protesta della magistratura durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Napoli, mentre interveniva il ministro della Giustizia Carlo Nordio.

A queste dichiarazioni Montanari ha reagito con evidente disappunto, sottolineando che le proteste dei magistrati non possono essere equiparate alle dichiarazioni di un membro del governo che attacca la magistratura.

Separazione delle carriere e deriva autoritaria

Il dibattito si è poi spostato sul tema della riforma della giustizia, con Terranova che ha minimizzato la condanna di Delmastro, evidenziando come si trattasse di una decisione di primo grado, nata da un’imputazione coatta, nonostante il PM avesse chiesto il non luogo a procedere. La giornalista ha quindi affermato: “Siamo dinanzi a uno scontro tra il governo e una parte della magistratura per la riforma sulla separazione delle carriere”.

Montanari, invece, ha contestualizzato il tema citando Alfredo Rocco, ministro della Giustizia fascista dal 1925 al 1932: “La magistratura non deve far politica di nessun genere; non vogliamo che faccia politica governativa o fascista, ma esigiamo fermamente che non faccia politica antigovernativa o antifascista.”

Parole che, secondo lo storico, risuonano inquietanti nel dibattito attuale: “Era il 10 giugno del 1925. È una frase che fa una certa impressione e si riferisce alla presentazione del progetto di riforma della magistratura presentata dal regime fascista. La magistratura non deve fare politica e non deve fare politica antigovernativa”.

Terranova ha risposto con irritazione: “Vabbè, ma lei vede il fascismo dappertutto.”

Montanari ha ribattuto con fermezza: “Non è colpa mia se dicono le stesse parole del 1925.”

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Una riforma pericolosa?

Il dibattito si è infine spostato sul tema più ampio della riforma costituzionale e dell’assetto democratico. Montanari ha sottolineato come le mosse del governo, dalla separazione delle carriere al premierato, stiano disegnando una concentrazione di potere che riduce i contrappesi democratici: “Uniamo i puntini – ha chiosato – Poi non lo vuole chiamare fascismo? Lo vuole chiamare dadaismo o Giuseppe? Lo chiami come le pare, ma è quella roba lì.”

La discussione si è conclusa senza un punto di incontro tra i due ospiti, con una Gruber che ha cercato di riportare il dibattito sui binari del confronto civile, ma senza riuscire a stemperare la tensione. L’episodio ha segnato un nuovo capitolo nell’infuocato dibattito politico italiano, con posizioni sempre più polarizzate tra chi vede nelle riforme del governo Meloni un rafforzamento dell’efficienza istituzionale e chi, invece, vi scorge un pericoloso avvicinamento a derive autoritarie.
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