Durante la mozione di sfiducia al sottosegretario Vittorio Sgarbi, l'aula della Camera è apparsa pressoché vuota. La denuncia.
In una Camera dei deputati dal clima di tensione e dalle file semideserte, ha preso il via un dibattito che vede al centro della scena il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi. Gli occhi puntati non solo sulle poltrone dei parlamentari ma anche su quelle che occupano le cariche nelle istituzioni culturali del Paese, sono il simbolo di un’aspra contesa politica che sta scuotendo le fondamenta dell’arte e della cultura italiana. Al cuore di questa tempesta politica vi è la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle contro Sgarbi, che attualmente è sotto inchiesta in relazione al ritrovamento di un quadro rubato. Con l’assenza di Sgarbi in Aula, è stato il deputato 5 Stelle Arnaldo Lomuti a illustrare la mozione mentre il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi si trovava tra i rappresentanti del governo presenti.
L'intervento di Lomuti del M5S
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“Soddisfazione per tutti, vittoria per chi ha deciso di decidere” Roma, 23 novembre – Il Movimento 5 Stelle (M5S) ha
La replica di Sgarbi non si è fatta attendere, nonostante la sua assenza fisica. Con toni forti e decisi, ha lanciato aspre critiche agli avversari politici del M5S, accusando il partito di utilizzare “falsità di lettere anonime” e una campagna mediatica diffamatoria per colpire gli avversari. Ha inoltre evidenziato la sua sorpresa per il presunto coinvolgimento del Partito Democratico (PD), che in passato aveva subito attacchi similari e adesso sembrerebbe essere complice nell’operazione di delegittimazione che Sgarbi ritiene in atto.
Il dibattito ha oltrepassato i confini della mozione per toccare argomenti più ampi, come l’apparente occupazione politica delle istituzioni culturali nell’intero Paese. Alcune recenti nomine, criticate per essere state eccessivamente influenzate da legami politici, hanno alimentato la discussione su quanto le decisioni in questo campo dovrebbero essere basate sull’eccellenza e sul merito piuttosto che sulla fedeltà partitica.
I critici hanno sollevato interrogativi persino sulle pratiche amministrative che regolano le nomine, come in caso dello stipendio del nuovo direttore del Teatro di Roma e le modalità di assegnazione. In questo contesto, diviene centrale il dibattito su come le istituzioni culturali, parte del patrimonio e dell’identità nazionale italiana, dovrebbero essere preservate da squilibri e influenze politiche.