Un vivace confronto ha avuto luogo nella trasmissione Accordi&Disaccordi, condotta da Luca Sommi sul Nove, tra Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, e Dario Nardella, esponente del Partito Democratico (Pd) ed ex sindaco di Firenze. Al centro della discussione c’è il tema scottante delle alleanze tra Pd e Movimento Cinque Stelle (M5S), diventato ancora più rilevante dopo la sconfitta del centrosinistra nelle elezioni regionali in Liguria. Travaglio e Nardella hanno offerto due visioni opposte: mentre il primo vede nei Cinque Stelle un soggetto che dovrebbe restare autonomo per rigenerarsi, Nardella ha espresso preoccupazione per la frammentazione della sinistra, che, a suo avviso, rischia di consegnare il Paese alla “peggiore destra autoritaria e sovranista”.
Travaglio: “Il M5S deve fare la sua strada senza Pd”
Travaglio è stato chiaro: secondo lui, parlare di alleanze con il Pd rischia di danneggiare i Cinque Stelle. “Io credo che parlare di alleanze Pd-Cinque Stelle adesso significhi uccidere i 5 Stelle,” ha dichiarato. Per il giornalista, il M5S deve concentrarsi su se stesso, rinforzare la propria identità e riorganizzarsi senza cercare l’alleanza immediata con il Pd. Ha suggerito che, piuttosto che partecipare alle prossime elezioni regionali, come quelle in Emilia-Romagna, il M5S dovrebbe “mettere un bel cartello ‘lavori in corso’” e dedicarsi al rilancio interno.
Secondo Travaglio, i Cinque Stelle non hanno la stessa “ansia di governare” che caratterizza il Pd. Il Pd, a suo avviso, vive della propria vocazione di governo e “soffoca” se non può esercitare il potere, mentre i Cinque Stelle, nati come movimento di opposizione, possono permettersi di stare “fermi un giro, due giri, tre giri” senza risentirne. “È il Pd che soffoca se non ha poltrone,” ha affermato Travaglio, sostenendo che la natura stessa del Pd sia diversa e quasi “incompatibile” con quella del M5S, il cui Dna è più incline all’opposizione.
Nardella: “La divisione del centrosinistra favorisce solo la destra”
In risposta a queste affermazioni, Nardella ha ammesso che, in parte, Travaglio ha ragione nel dire che il Pd è ormai un partito a vocazione di governo. Tuttavia, ha ribattuto che tale vocazione non è motivata da un semplice attaccamento al potere, ma dal desiderio di impedire alla destra, che Nardella definisce “autoritaria e sovranista,” di continuare a governare il Paese. “A me non soffoca l’idea di non avere il potere,” ha detto Nardella, “a me soffoca l’idea che la nostra divisione non farà altro che lasciare questo Paese in mano alla peggiore destra autoritaria.”
Secondo Nardella, il Pd deve comunque attraversare una fase di “traversata del deserto” per ritrovare il proprio ruolo e consolidare la propria identità politica. Tuttavia, a suo giudizio, questa riflessione dovrebbe avvenire senza compromettere la possibilità di un fronte comune con il M5S, che lui ritiene indispensabile per arginare l’avanzata della destra. Il rischio, secondo Nardella, è che la disgregazione del centrosinistra finisca per lasciare il campo libero alla destra, con conseguenze potenzialmente dannose per il Paese.
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Travaglio: “Dovevate pensarci nel 2022”
In un botta e risposta serrato, Travaglio ha criticato Nardella e il Pd per non aver considerato l’importanza delle alleanze con il M5S già nel 2022, quando, secondo il giornalista, Enrico Letta, allora segretario del Pd, impose la cacciata dei Cinque Stelle dal centrosinistra, una decisione che impedì la realizzazione di “accordi di desistenza” nei collegi del sud. Travaglio ha sostenuto che se questi accordi fossero stati fatti, oggi la maggioranza al Senato non sarebbe nelle mani della destra di Giorgia Meloni.
Secondo il direttore de Il Fatto Quotidiano, Letta non ha preso quella decisione da solo: “Quando Letta ha deciso, non l’ha mica deciso da solo. Ha deciso all’unanimità, anche con il voto suo e dei suoi amici,” ha affermato Travaglio riferendosi implicitamente a Nardella. Con tale affermazione, ha voluto sottolineare la responsabilità collettiva all’interno del Pd per le scelte fatte in passato, che hanno compromesso la possibilità di un’alleanza con il M5S in un momento cruciale.
Il futuro del centrosinistra: due visioni in conflitto
Lo scontro tra Travaglio e Nardella riflette le tensioni più ampie all’interno del centrosinistra, che si trova a un bivio: da una parte c’è chi, come Travaglio, ritiene che il M5S debba mantenere la propria autonomia e che non debba allearsi con il Pd fino a quando non avrà consolidato la propria identità e rafforzato la propria base; dall’altra c’è chi, come Nardella, vede nelle alleanze con il M5S una necessità per arginare l’avanzata della destra.
Le elezioni regionali in Liguria e le imminenti elezioni in Emilia-Romagna sono diventate il terreno di prova di questa dicotomia. La scelta di allearsi o meno con il M5S potrebbe determinare il futuro del Pd e del centrosinistra in Italia. Tuttavia, le divergenze tra queste due visioni evidenziano la mancanza di una strategia condivisa e la difficoltà di trovare un equilibrio tra autonomia e coalizione.
Conclusioni
Il confronto tra Travaglio e Nardella non è solo un dibattito politico ma un simbolo delle sfide interne al centrosinistra, che deve decidere se e come unirsi per poter tornare a essere competitivo contro una destra in ascesa. Senza una strategia chiara e un consenso su come affrontare le sfide elettorali, il rischio è che queste divisioni finiscano per indebolire ulteriormente il campo progressista.
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