Parte il conto alla rovescia per l’attuazione della riforma fiscale. Come riporta oggi Il Sole 24 Ore, lunedì 14 agosto è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge delega per riempire di contenuti la cornice appena approvata dal Parlamento. Ci sarà tempo fino al 29 agosto 2025 (ventiquattro mesi dall’entrata in vigore della legge) per i decreti delegati destinati a riformare tutto il sistema tributario italiano: dalla riforma dell’Irpef con l’obiettivo a breve termine di scendere da quattro a tre aliquote alla riforma del calendario per ridurre e semplificare le circa 1.500 scadenze ogni anno, passando anche dal riordino dell’attuale giungla di norme tributarie. Anche per questo è già al lavoro il comitato tecnico per la riforma nominato dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo: le tredici commissioni tematiche dovranno consegnare le proposte dei decreti delegati entro il 20 settembre.
Anche se la delega fiscale non lo riporta espressamente (l’articolo 5, comma 1, lettera a parla di revisione e «graduale riduzione dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), nel rispetto del principio di progressività e nella prospettiva della transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica»), l’obiettivo più immediato è quello di portare da quattro a tre gli scaglioni e le aliquote Irpef. Un obiettivo che potrebbe realizzarsi già nella prossima manovra ma su cui il principale nodo da sciogliere sarà quello della caccia alle risorse disponibili. Saranno necessarie coperture strutturali e, quindi, su questo fronte non saranno utilizzabili gli introiti una tantum derivanti dalla tassa sui profitti bancari, per la quale non è stata comunque fornita prudenzialmente una stima di gettito.
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Nel caso di disponibilità più contenuta di risorse (tre-quattro miliardi) la scelta – seguendo i ragionamenti già abbozzati nei mesi scorsi – potrebbe anche essere quella di accorpare i primi due scaglioni estendendo fino a 28mila euro di reddito lordo annuo l’aliquota del 23% che oggi si ferma a 15mila euro per alzarsi al 25% sui redditi superiori. Il resto del panorama Irpef rimarrebbe invariato chiedendo il 35% fra 28mila e 50mila euro e il 43% sopra.
Una delle esigenze più avvertite dai professionisti è quella di arrivare a una razionalizzazione del calendario fiscale caratterizzato da circa 1.500 scadenze. Lo dimostra anche il sondaggio sul profilo Linkedin del Sole 24 Ore collegato allo Speciale Telefisco del 20 settembre. Quasi la metà (49%) delle 1.600 risposte arrivate (in pieno agosto) sottolineano di essere molto d’accordo con l’intenzione di rivedere il calendario fiscale e consentire il pagamento a rate dell’acconto di novembre. A questo va sommato un altro 28% dei rispondenti che rimarca di essere abbastanza d’accordo. Mentre l’11% è poco d’accordo e il 12% per niente.
L’ipotesi attualmente allo studio è quella di giocare d’anticipo, ossia riportare le “lancette” delle dichiarazioni a prima dei mesi estivi mentre attualmente il termine per il 730 è il 30 settembre e quello per il modello Redditi è il 30 novembre. Nei ragionamenti in corso tra i tecnici ci sarebbe l’intenzione di anticipare i termini a maggio e giugno, nell’ottica di concentrare immediatamente a ridosso di questa fase il versamento delle imposte che scaturiscono dalle dichiarazioni dei redditi. A regime, però, come prevede anche la delega, c’è l’intenzione di liberare da tutte le scadenze il mese di agosto (quest’anno sono 192).
Le novità della riforma fiscale
Ma l’anticipo, infatti, dovrà fare i conti con le altre scadenze collegate. È il caso delle certificazioni uniche che i sostituti d’imposta devono rilasciare e che sono fondamentali per poter predisporre la dichiarazione dei redditi. O ancora, nel caso delle imprese, alla stagione dei bilanci che ha i suoi paletti e le sue formalità per la predisposizione e l’approvazione.
Un altro punto attuativo su cui la riforma fiscale punta ad accelerare i tempi è quello delle semplificazioni. Il direttore, Ernesto Maria Ruffini, e l’agenzia delle Entrate stanno già lavorando alle bozze dei testi unici per riordinare l’attuale giungla di norme fiscali vigenti (800-900): si va dalle imposte sui redditi all’Iva, dalla riscossione alle tax expenditures.
Proprio sui Testi unici la delega fissa un orizzonte temporale più ridotto rispetto a quello per i decreti delegati. Ci saranno, infatti, dodici mesi di tempo (entro il 29 agosto 2024) per portare a termine l’operazione di messa a punto, che passerà non solo dall’individuazione delle norme vigenti ma anche dal loro coordinamento e dall’abrogazione espressa delle disposizioni incompatibili o non più attuali.
La delega si prefigge un obiettivo di lungo periodo: arrivare a un codice del diritto tributario. Codice che sarà strutturato in una parte generale e in una speciale. Quella generale sarà concentrata sulla disciplina degli istituti comuni al sistema fiscale: Statuto del contribuente e soggetti passivi; dichiarazione, accertamento e riscossione; sanzioni e contenzioso. Mentre la parte speciale conterrà la disciplina delle singole imposte.
A differenza della priorità per la stesura dei Testi unici, la codificazione è concepita come una chiusura del cerchio di tutto il processo di riforma fiscale. Non a caso, la delega per la codificazione dovrà essere esercitata dal Governo entro dodici mesi dall’adozione dell’ultimo dei decreti delegati correttivi o integrativi.