In queste ore emergono inquietanti dettagli che riguardano l’ormai famoso stupro di gruppo avvenuto a Palermo in questi giorni. Anche la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha voluto commentare la vicenda dando una sua particolarissima soluzione a casi come questo. Sentite che ha detto: “È chiaro che casi come quello di Palermo non si esauriscono, non si possono risolvere solo con una legge anche la migliore. Bisogna intervenire sul piano educativo e forse bisogna intervenire anche sulla fruizione del porno per i minori” ha detto Roccella a margine dell’incontro al Meeting di Rimini.
“Noi abbiamo un disegno di legge governativo che è già in Parlamento che alla ripresa dei lavori comincerà il proprio iter. Chiediamo che ci sia urgenza – ha aggiunto – il Parlamento se vuole può adottare procedure che diminuiscono fortemente i tempi. Potremmo farlo anche in tempi molto brevi. È un disegno di legge che mira alla prevenzione, attraverso misure cautelari, quindi l’ammonimento, braccialetto elettronico ma anche – e questa è la parte più innovativa – attraverso la fissazione di tempi certi per le misure cautelari, non più di trenta giorni. E questo proprio perché è fondamentale intervenire nel ciclo della violenza prima che le cose si aggravino”. Insomma, per la ministra il problema è il porno che guardano i ragazzi.
Per quanto riguarda le ultimissime notizie sulla vicenda, alcuni indagati per lo stupro di gruppo avrebbero subito minacce in carcere da altri detenuti. Ed è per questo che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria avrebbe scritto alla direzione del carcere Pagliarelli di Palermo per chiedere l’immediato “allontanamento per motivi di sicurezza” di tutti e sei i maggiorenni arrestati.
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Si dice genericamente che sono “invisi” alla popolazione carceraria. Compresi coloro che sono ristretti nelle sezioni protette. Vige il divieto di incontro, ma è difficile garantirlo tenendo conto che si tratta di sei detenuti. Parole che farebbero ipotizzare che sia verificato un contatto fisico.
La vicenda della violenza sessuale è nota in carcere e ci sono problemi di sicurezza all’interno della struttura. Il tutto è stato messo nero su bianco in una relazione di servizio della polizia penitenziaria. Da qui la disposizione urgente del ministero della Giustizia che porta la data di oggi e che fa riferimento a vicende accadute ieri. I detenuti devono essere trasferiti con urgenza.
Alcuni legali della difesa domani si recheranno in carcere per verificare quanto dichiarato dai loro assistiti. Sono gli stessi legali che hanno denunciato la creazione di profili social intestati ai giovani arrestati. Sono stati pubblicati video e messaggi che hanno scatenato reazioni contrastanti di odio e in alcuni casi di solidarietà nei confronti dei detenuti.
Le ultimissime sullo stupro di Palermo
Intanto sono in corso nel ribunale di Palermo gli interrogatori di tre dei sette arrestati per la violenza di gruppo nei confronti della 19enne palermitana stuprata dal branco la notte del 7 luglio in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Davanti al gip Marco Gaeta oggi compariranno Cristian Maronia, Samuele La Grassa ed Elio Arnao.
Sabato scorso è stato interrogato l’unico minorenne all’epoca dei fatti dal gip del tribunale per i minorenni. Il più giovane degli arrestati ha confessato la violenza e il giudice lo ha scarcerato affidandolo ai servizi sociali. Sono invece ancora in cella i primi tre finiti in manetta ad inizio agosto: si tratta di Angelo Flores, l’unico che la vittima conosceva, Gabriele Di Trapani e Cristian Barone.
Nel frattempo, nello stesso giorno in cui vanno davanti al gip di Palermo tre dei sette arrestati per la violenza di gruppo a Palermo, uno degli indagati, Cristian Maronia, da venerdì in custodia cautelare in carcere, viene difeso su un profilo TikTok con sei video in cui appare in primo piano, con in sovraimpressione didascalie a sua difesa.