Il momento della verità è quasi arrivato. “L’apertura del testamento di Silvio Berlusconi? Non c’è una data. Ipotizzo sarà la prossima settimana. Non credo ci saranno sorprese”, a raffreddare gli animi su possibili ribaltoni all’interno della galassia Fininvest dopo la morte del Cavaliere è stato Fedele Confalonieri, presidente di Mfe, intervenuto sulla vicenda a margine dell’assemblea di Assolombarda a Milano. I cronisti hanno incalzato lo storico amico e collaboratore del fondatore di Forza Italia sulla questione: “Non parlo di questo, comunque no, escluderei qualsiasi ripercussione in famiglia e sull’asseto delle aziende controllate o partecipate da Fininvest a seguito dell’apertura del testamento di Berlusconi”. L’assemblea Assolombarda si è svolta a Camozzi, Group innovativa realtà industriale di Milano ed è resente anche il premier Giorgia Meloni.
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Il testamento di Berlusconi è depositato nello studio del notaio Attilio Roveda. La curiosità riguarda il destino del 62% delle azioni Fininvest, che appartengono a quattro holding. I primi due figli, Marina e Pier Silvio, hanno il 7,65% delle azioni ciascuno, mentre il 21,4% è suddiviso in parti uguali tra Barbara, Eleonora e Pier Luigi.
I lasciti dell’ex presidente del Consiglio e fondatore di Mediaset non dovrebbero riservare grandi sorprese, sembrerebbe essere tutto molto chiaro, ma quando si parla di grandi eredità nulla è certo. Nel caso Berlusconi si guarda soprattutto al 61% delle quote Fininvest in mano all’ex Cavaliere, la holding che opera nel settore televisivo con Mediaset e nell’editoria con Mondadori, e ai 700 milioni di euro in immobili sparsi nel mondo. Prima di tutto vediamo cosa dice la legge.
Secondo l’articolo 537 del codice civile che disciplina l’assegnazione delle quote ai figli in assenza di coniuge, a favore di questi ultimi “è riservata la metà del patrimonio del genitore se questi lascia un figlio solo; e sono riservati i due terzi se i figli sono più”.
La quota legittima che per legge spetta ai figli è dunque pari a 2/3 del patrimonio mentre l’altro 1/3 è disponibile. Nel caso di Berlusconi e di Fininvest la legittima da dividere in parti uguali tra i figli sarebbe dunque pari al 40%: 5 quote del valore dell’8% ciascuna. Poi c’è un altro 20% di cui Berlusconi poteva disporre liberamente. A chi andrà?