È scoppiato un vero e proprio caso attorno al testamento lasciato da Silvio Berlusconi. Come riporta oggi Repubblica, nel testamento del Cavaliere tutto è impugnabile e il lavoro degli avvocati potrebbe durare addirittura anni. Per questo motivo, i 5 figli Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi si sono messi subito al lavoro per cercare un accordo tra di loro che allontani il più possibile le cause legali. Dal punto di vista tecnico, infatti, il lavoro è molto complesso: per avere un’idea precisa dell’ammontare del patrimonio di Silvio Berlusconi non basta verificare ciò che è stato lasciato al momento della sua scomparsa (relictum), ma bisogna ricostruire le eventuali donazioni effettuate lungo tutto l’arco di una vita (donatum). Non solo quelle pubbliche e firmate davanti a un notaio, anche quelle che Silvio può aver fatto attraverso versamenti in denaro a parenti, amici e affini. E di queste, bisogna dimostrare l’animum donandi, cioé capire se di vere donazioni si tratta, e non di prestiti o altro, e che siano rilevanti in rapporto all’ampiezza dell’asse ereditario. Per esempio sarà difficile far rientrare nelle donazioni elargizioni di qualche migliaia di euro che Silvio potrebbe aver fatto a chiunque, anche alle Olgettine per esempio.
Per questi motivi, secondo fonti vicine alla famiglia, i figli ancor prima di accettare l’eredità avrebbero deciso di sedersi attorno a un tavolo con i loro avvocati – in questo momento Luca Fossati dello studio Chiomenti e Carlo Rimini – e cercare di definire un perimetro del patrimonio da distribuire, una cosiddetta riunione fittizia tra ciò che è stato lasciato cui si possono aggiungere alcune donazioni di cui si ha contezza. E magari cercare una divisione delle azioni e delle proprietà che meglio si addice ai desiderata di ognuno di loro.
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Se i figli di Berlusconi riuscissero ad arrivare a questo traguardo si avrebbe un punto fermo da cui partire anche per definire chi deve pagare i 230 milioni che Silvio ha voluto lasciare a Marta Fascina (100 milioni), al fratello Paolo (100 milioni) e a Marcello Dell’Utri (30 milioni). Perché anche su questo fronte le incertezze e i dubbi giuridici sono molti. In primo luogo nell’ultimo scritto presentato da Marta Fascina al notaio Arrigo Roveda, non compare il nome del figlio Luigi. Si è parlato di una dimenticanza in un momento convulso (Silvio stava per essere ricoverato in ospedale) ma alcune fonti riferiscono che Luigi è colui che più si era opposto a un riconoscimento testamentario alla Fascina, quando il padre l’ha paventata. E dunque, se questa teoria fosse vera, Silvio avrebbe volutamente escluso Luigi dal pagamento del legato a Fascina non menzionandolo nel suo ultimo scritto.
Ma a parte il caso di Luigi, è da vedere se anche Barbara ed Eleonora, menzionate nello scritto, dovrebbero pagare la loro parte della somma ai legatari (Fascina, Paolo Berlusconi, Dell’Utri). Ai tre figli si secondo letto, infatti, spetta solo la legittima, cioè un quinto a testa dei due terzi del patrimonio mentre il restante terzo Silvio l’ha devoluto ai due figli di primo letto, Marina e Pier Silvio. Poiché per legge la legittima non si può intaccare, essendo un valore minimo, è da stabilire se Barbara, Eleonora e Luigi nel conteggio complessivo della riunione fittizia riceveranno solo la legittima o qualcosa di più. Se ricevono più della legittima allora possono partecipare pro quota al pagamento del legato, se ricevono solo la legittima non possono partecipare proprio per non intaccare quest’ultima.
A chi tocca pagare Paolo, Marta e Marcello, citati nel testamento di Berlusconi
È molto probabile che nell’accordo che i figli Berlusconi stanno studiando possa essere compreso il modo in cui devono essere pagati i legati, anche se finora non risulta che nessuno si sia rifiutato di onorare questo o quell’altro impegno. Al momento prevale il senso di compattezza, un messaggio che si vuole in tutti i modi trasmettere all’esterno. Quindi è possibile che Luigi si sia messo al fianco degli altri fratelli senza cercare trattamenti privilegiati. Ma sempre con il vincolo di non intaccare la legittima. Dunque vi è anche la possibilità che a pagare i legati spetti solo a Marina e Pier Silvio e in questo caso qualche problemuccio potrebbe insorgere. Nelle quattro holding attraverso cui Silvio controllava il 61,2% di Fininvest non c’è infatti molta liquidità, di certo non 230 milioni. I due figli maggiori dovrebbero dunque attingere dalle proprie disponibilità liquide (i legati vanno pagati cash) presenti nelle loro holding a monte di Fininvest, oppure potrebbero procedere alla vendita di qualche bene presente nell’asse ereditario.
E se l’accordo tra i figli Berlusconi non vedesse la luce in tempi ragionevoli, che cosa succederà? Tutto diventerà più difficile, gli avvocati delle parti potranno contestare qualsiasi cosa perché gli scritti sono molto generici e interpretabili da diversi punti di vista. E sarebbe molto più difficile delimitare l’intero patrimonio e di conseguenza la dimensione della legittima e quindi anche chi dovrà pagare i legati. E i legatari, a un certo punto, se la questione andasse per le lunghe, potrebbero anche rivolgersi al tribunale per chiedere la nomina di un curatore per l’eredità giacente.