Marco Travaglio, con il suo inconfondibile stile diretto e analitico, interviene sul caso Todde per smontare le accuse e denunciare i conflitti d’interesse e le ipocrisie che hanno caratterizzato questa vicenda. Tuttavia, l’editoriale non risparmia critiche al Movimento 5 Stelle, colpevole di errori strategici che hanno contribuito al risultato finale. L’analisi di Travaglio si pone quindi come un invito al Movimento a riflettere sui propri sbagli, senza però cedere alle pressioni di un sistema che agisce spesso con due pesi e due misure.
1. Le contestazioni inesistenti e la decadenza sproporzionata
Travaglio apre il suo intervento con un punto cruciale: le contestazioni mosse contro la Todde non figurano nell’ordinanza del Collegio elettorale. Questo fatto rende inspiegabile la decisione di infliggere una sanzione così estrema come la decadenza, prevista solo per gravi irregolarità che, in questo caso, non sono state rilevate.
A rafforzare questa contraddizione, la multa di 40.000 euro imposta alla Todde, pur significativa, è inferiore al massimo previsto, segno che le infrazioni sono state considerate lievi. Tuttavia, nel contesto amministrativo, queste stesse infrazioni vengono trattate come insanabili, giustificando una sanzione estrema. Come osserva Travaglio:
“Per la pena pecuniaria le infrazioni sono lievi, ma per quella amministrativa diventano così gravi e insanabili da meritare la sanzione massima della decadenza (prevista solo per due irregolarità escluse dal Collegio).”
2. Il doppio standard del centrodestra
Travaglio non manca di evidenziare il diverso approccio riservato a casi analoghi. Accusa il centrodestra di tollerare regolarmente irregolarità interne, per poi ergersi a paladino di trasparenza e morale contro gli avversari.
Secondo il giornalista, se il caso Todde fosse avvenuto nelle fila del centrodestra, si sarebbe scatenata una campagna mediatica feroce per delegittimare i membri del Collegio. Travaglio sottolinea come questa vicenda dimostri la tendenza sistematica del sistema politico e mediatico a giudicare il Movimento 5 Stelle con una severità eccessiva, in netto contrasto con l’atteggiamento più indulgente verso altri partiti.
3. Il conflitto d’interessi: il vero scandalo del Collegio
Un aspetto fondamentale denunciato da Travaglio è il conflitto d’interessi all’interno del Collegio elettorale. La presidente del Collegio è la sorella del leader sardo di Italia Viva, partito apertamente schierato contro il Movimento 5 Stelle. Inoltre, uno dei sei membri è il padre di un candidato di Forza Italia alle ultime elezioni regionali.
Questa situazione, che avrebbe dovuto sollevare dubbi sull’imparzialità del procedimento, è stata ignorata dai media di sistema. Travaglio osserva:
“Noi non crediamo ai complotti, ma una domanda la poniamo: la sorella e il padre di due avversari politici della Todde non dovevano astenersi dal giudizio sulla Todde?”
Il silenzio mediatico su questo conflitto d’interessi rappresenta, secondo Travaglio, un doppio standard inaccettabile.
4. Un attacco orchestrato contro il Movimento
Secondo Travaglio, la vicenda Todde non è un caso isolato, ma parte di una strategia più ampia per delegittimare il Movimento 5 Stelle e screditare la sua battaglia per la trasparenza e la legalità.
La Todde si trova sotto attacco non per gravi irregolarità, ma per il semplice fatto di rappresentare un’alternativa credibile al sistema consolidato. Questo accanimento sistematico, sottolinea Travaglio, mira a minare la credibilità del Movimento e dei suoi esponenti, nonostante il rispetto rigoroso delle regole.
5. Gli errori del Movimento: una riflessione necessaria
Nonostante la difesa accorata della Todde, Travaglio non esita a rivolgere critiche al Movimento 5 Stelle per gli errori strategici che hanno aggravato la situazione. Tra questi, la mancanza di una strategia comunicativa e politica chiara per proteggere la candidata, e un’organizzazione elettorale improvvisata che ha creato terreno fertile per le accuse.
“La prima cosa da dire sul caso Todde è che gli errori che l’hanno innescato sono una prova di dilettantismo, pressappochismo e cialtroneria così sconfortante da imporre le scuse della presidente: anche se non fossero colpa sua, ma del comitato elettorale (scelto da lei).”
Travaglio rimarca inoltre che le spese elettorali, rendicontate al centesimo, non presentano alcuna opacità. Tuttavia, errori procedurali come la mancata nomina di un mandatario e l’assenza di un conto dedicato, pur essendo di natura tecnica, hanno alimentato le critiche.
L’autore invita il Movimento a scusarsi pubblicamente per questi errori, ma ribadisce che tali sbagli non giustificano né la decadenza della Todde né il trattamento riservatole dai media.
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Conclusione: perché la Todde non deve dimettersi
Secondo Travaglio, la Todde non deve dimettersi. La sua decadenza appare sproporzionata e viziata da conflitti d’interessi, oltre che da un sistema politico-giuridico incapace di garantire trasparenza e imparzialità.
La vicenda rappresenta un’ulteriore dimostrazione di come il Movimento 5 Stelle debba affrontare non solo gli avversari politici, ma anche un sistema mediatico che applica costantemente due pesi e due misure. Per Travaglio, il Movimento non deve arretrare, ma imparare dai propri errori per continuare a lottare contro un sistema che troppo spesso privilegia interessi personali a scapito della giustizia e della democrazia.