Ormai è ufficiale e non c’è più niente da fare. L’ossigeno a bordo del Titan, il sommergibile scomparso nei pressi del relitto del Titanic, è finito alle 12 di oggi, giovedì 22 giugno. Niente da fare per le persone a bordo del sottomarino turistico. Nelle ultime ore erano state disperate le ricerche del sommergibile e via via che passavano le ore, diminuiva la probabilità di ritrovare i passeggeri vivi.
Le perlustrazioni hanno dato esito negativo. Addirittura, se fosse stato ritrovato, spiegano gli esperti, ci sarebbero volute almeno altre 4 ore per riportarlo a galla. In un briefing dal Science Media Centre, seguito dalla Bbc, Alistair Greig, professore di ingegneria marina presso l’University College di Londra, e Rob Larter, geofisico marino del British Antarctic Survey, alla domanda su quanto tempo potrebbe volerci per portare il sottomarino in superficie una volta trovato, hanno risposto: “Non sappiamo quanto tempo ci vorrebbe ma in uno scenario operativo normale pensiamo ci vogliano circa due ore per scendere in profondità e ancora circa due ore (per risalire)”.
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Intanto la nave francese Atalante, che trasportava un robot per le immersioni in grandi profondità, aveva raggiunto l’area di ricerca. Il robot è in grado di immergersi a profondità estreme, fino a 6.000 metri. Secondo i dati rilevati da Marine Traffic, la Atalante ha rallentato la sua velocità a sei nodi nautici e si trova a circa 20-30 km dalla ‘nave madre’ Polar Prince. Il robot, denominato Victor 6000, è dotato di bracci controllati a distanza che possono essere utilizzati per tagliare i cavi o eseguire altre manovre per liberare un’imbarcazione rimasta bloccata. Sebbene il veicolo non possa sollevare il Titan in superficie da solo, potrebbe aiutare ad agganciarlo a una nave in superficie.
Sul Titan le scorte di ossigeno sono finite alle 12 odierne (ora italiana) ma vi sono variabili che potrebbero dare qualche ora di autonomia in più all’equipaggio del Titan. Le operazioni di ricerca si sono intensificate dopo che sono stati captati rumori provenienti dal fondale martedì e di nuovo ieri. Ancora non si è certi delle cause e delle origini dei suoni – che potrebbero provenire dall’interno del sommergibile – ma intanto l’area della ricerca è stata ampliata ad una zona che equivale in superficie a circa 10mila miglia quadrate – 26mila Km quadrati – e in profondità scende fino a 2,5 miglia, circa 4mila metri.
A bordo della OceanGate Expeditions il britannico Hamish Harding, Shahzada Dawood ed il figlio Suleman Dawood, pakistani, l’amministratore delegato e fondatore di OceanGate, Stockton Rush, il francese Paul-Henri Nargeolet. La guardia costiera americana ha potuto contare fino a ieri sull’aiuto di cinque navi di superficie che hanno partecipato alle ricerche e oggi il numero dovrebbe passare a dieci, come annunciato ieri dal capitano Jamie Frederick.
«Quello che posso dirvi – ha spiegato – è che stiamo cercando nell’area in cui sono stati rilevati i rumori e continueremo a farlo e quando saremo in grado di ottenere altri veicoli telecomandati, in mattinata, l’intento sarà quello di continuare a cercare nella zona in cui sono stati rilevati i rumori, e verificare se continuano a essere rilevati».
Tra l’altro Wendy Rush, la moglie di Stockton Rush, ceo della compagnia di spedizioni OceanGate che si trova a bordo del sommergibile disperso nell’Atlantico nell’ambito di una spedizione per ammirare il relitto del Titanic, è pronipote di Isidor eIda Straus, coppia di viaggiatori di prima classe morti nell’affondamento del Titanic nel 1912. Lo riporta la Bbc. OceanGate è la società organizzatrice del viaggio del sommergibile disperso. Stockton e Wendy Rush si sono sposati nel 1986 e lei, secondo quanto riporta la sua pagina LinkedIn, è direttrice delle comunicazioni di OceanGate e ha partecipato a tre spedizioni per vedere il relitto del transatlantico affondato nel 1912.