Marco Travaglio, noto direttore del Fatto Quotidiano, non ha risparmiato dure critiche a Beppe Grillo durante la recente puntata di Accordi & Disaccordi su Nove. Travaglio ha ripercorso la storia recente del Movimento Cinque Stelle, denunciando il presunto tradimento di Grillo verso i principi originari del movimento e il suo leader Giuseppe Conte. Un affondo che, attraverso ricordi e aneddoti pungenti, si scaglia contro l’evoluzione della figura di Grillo, sempre più distaccata dall’ideale originario che aveva reso unico il Movimento.
La guida di Conte e il primo scontro con Draghi
Secondo Travaglio, tutto inizia nell’estate del 2021, quando Conte viene eletto leader del Movimento Cinque Stelle dagli iscritti con una maggioranza schiacciante, per poi essere confermato pochi mesi dopo. Conte si trova immediatamente a fronteggiare sfide interne e politiche, prima fra tutte la legge Cartabia, una riforma della giustizia che scatena la rivolta sia dei magistrati che della base dei Cinque Stelle. In questa fase, Grillo avrebbe istigato i ministri del Movimento a votare favorevolmente una “porcheria” sulla giustizia, innescando una crisi di identità e fedeltà all’interno del Movimento. Travaglio dipinge Grillo come il mediatore che, invece di sostenere Conte, avrebbe tenuto “la schiena piegata” di fronte alle pressioni di Mario Draghi.
Le “telefonate segrete” e l’alleanza con Draghi
Travaglio non esita a raccontare di scambi di telefonate e messaggi tra Grillo e Draghi, volti a ridurre l’indipendenza del Movimento. Si ricorda come Draghi chiamasse Grillo per frenare Conte, accusato di voler “far cadere il governo”, e come Grillo rimproverasse i ministri del Movimento, convincendoli a non prendere posizioni contro il governo Draghi. Travaglio sostiene che dietro le quinte Grillo e Draghi abbiano tentato ripetutamente di escludere Conte dalle scelte decisive del Movimento e, successivamente, di isolare politicamente i Cinque Stelle, facendo pressione per l’uscita di personalità chiave e il ridimensionamento del programma del partito.
Il reddito di cittadinanza, il Superbonus e il tentativo di silenziare Conte
Quando il Movimento decide di non appoggiare più Draghi, il premier avrebbe risposto attaccando alcune delle riforme più care ai Cinque Stelle: il Reddito di Cittadinanza e il Superbonus. Nel tentativo di minare ulteriormente l’autonomia del Movimento, Travaglio afferma che Draghi fece introdurre nel decreto Aiuti Bis la questione dell’inceneritore di Roma, una mossa che andava contro i valori ecologisti dei Cinque Stelle, e permise a Luigi Di Maio di attaccare Conte pubblicamente. L’allora ministro Di Maio, secondo Travaglio, compie una frattura storica, spaccando il Movimento e portando con sé 65 parlamentari.
Grillo e la campagna elettorale: tra assenza e conflitti di interesse
Travaglio prosegue descrivendo l’estate del 2022 come un periodo cruciale, quando Draghi si dimette e il Movimento si ritrova al minimo storico nei sondaggi, sotto il 10%. Qui Conte intraprende una campagna elettorale senza sosta, portando il Movimento al 15,5% e dimostrando che il suo impegno poteva ancora risvegliare l’elettorato. Grillo, invece, avrebbe mantenuto un atteggiamento distaccato e lontano, pur ricevendo una remunerazione annuale di 300 mila euro dal Movimento come consulente della comunicazione. Travaglio ironizza sul fatto che, nonostante il compenso, Grillo non abbia svolto alcuna attività significativa, anzi avrebbe agito più per minare che per rafforzare il Movimento.
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Le divergenze su leadership e democrazia diretta
Nel recente percorso di riorganizzazione del Movimento, Conte ha proposto una rifondazione attraverso un’assemblea costituente per rinnovare il programma e le alleanze. Travaglio sottolinea come Grillo si sia opposto a questa idea di rinnovamento, cercando di influenzare le decisioni in riunioni private, bypassando il principio della democrazia diretta che lui stesso aveva proclamato agli inizi. È in questo contesto che Travaglio denuncia l’ironia della situazione: Conte, che spiega la democrazia diretta a Grillo, un tempo l’emblema di questo principio, ma ora diventato “come i politici di cui una volta si lamentava”.
Il video di Grillo e la “voglia di estinzione” del Movimento
Un episodio recente sembra aver segnato definitivamente la distanza tra Grillo e i valori del Movimento: il video in cui Grillo afferma che il Movimento “ha il diritto di estinguersi”. Travaglio utilizza una metafora provocatoria, paragonando Grillo a quei bambini che, non trovando il proprio spazio in una partita, scappano portandosi via la palla per impedire agli altri di giocare. Concludendo il suo attacco, Travaglio ironizza sull’ipocrisia di Grillo che accusa il Movimento di non avere più un’identità, ignorando di essere stato lui stesso a sabotarlo.
Travaglio: Grillo o Conte? Il futuro del Movimento
Travaglio termina il suo monologo con un’aspra critica all’attuale posizione di Grillo: un “garante a vita” che percepisce un compenso per un ruolo di comunicatore che non svolge. La sfida tra Conte e Grillo per il futuro del Movimento si presenta quindi come una lotta tra chi vuole innovare e chi cerca di conservare un’influenza senza però contribuire realmente. Le parole di Travaglio sottolineano come la figura di Grillo si sia trasformata da garante della democrazia diretta a elemento di ostacolo per il rinnovamento e la sopravvivenza politica dei Cinque Stelle.
Con il Movimento che affronta un periodo di crisi e una perdita di consenso elettorale, resta da vedere se l’influenza di Grillo continuerà a indebolirlo dall’interno o se Conte riuscirà a rafforzare la sua leadership e a riportare il Movimento verso gli ideali originari che un tempo avevano conquistato milioni di italiani.
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