Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, interviene con un’analisi serrata sulla questione dei migranti trasferiti in Albania, criticando l’operato del governo italiano e, in particolare, le scelte della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Durante la trasmissione Accordi&Disaccordi su Nove, Travaglio ha definito l’intero piano “illegale e privo di senso pratico”, evidenziando come i giudici avessero già anticipato il fallimento dell’operazione basandosi sulla legislazione vigente e sulle recenti sentenze europee.
L’illegalità dell’accordo con l’Albania
Travaglio ha richiamato l’attenzione su un punto cruciale: la violazione della legge. “I giudici avevano già preannunciato che sarebbe finita così, perché bastava leggere il patto con l’Albania e i provvedimenti del governo per sapere che erano illegali”, ha affermato. Il caso specifico riguarda 12 migranti provenienti da Bangladesh ed Egitto, rinchiusi a Gjader per l’esame accelerato delle richieste d’asilo. Questi migranti sono stati rimandati in Italia per decisione del tribunale di Roma, che si è basato su una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
La sentenza, emessa il 4 ottobre, ha ridefinito in senso restrittivo la lista dei Paesi considerati sicuri, rendendo impossibile il rimpatrio verso molti di essi. “La lista europea è già di per sé molto limitata, includendo Paesi come Capo Verde, da cui arrivano pochissimi migranti. È evidente che Bangladesh ed Egitto, rispettivamente caratterizzati da instabilità politica e da un regime autoritario come quello di Al Sisi, non possano essere considerati sicuri”, ha spiegato il giornalista.
L’errore politico del governo Meloni
Travaglio ha poi puntato il dito contro Giorgia Meloni, criticandone il ruolo nella promozione di una “soluzione” inefficace. “La colpa della Meloni? Aver detto che quella era la soluzione”, ha dichiarato. Secondo il direttore del Fatto Quotidiano, il problema non risiede esclusivamente nell’inefficacia del trasferimento di 16 migranti in Albania, ma nell’incapacità di proporre alternative strutturali.
“Anche se i giudici italiani avessero avallato questa deportazione, cosa si sarebbe risolto? Portare 16 migranti in Albania mentre ne arrivano 1.000 al giorno? È come tentare di svuotare il mare con un cucchiaino”, ha ironizzato Travaglio, sottolineando l’inadeguatezza della misura rispetto alla portata del problema migratorio.
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Una soluzione europea, non estemporanea
Travaglio ha anche evidenziato come la questione migratoria richieda risposte a lungo termine e coordinate a livello europeo. “La vera soluzione è europea: fare in modo che i Paesi di provenienza diventino più sicuri. Ciò significa firmare accordi con questi Paesi, ma è un lavoro lunghissimo. Al momento, l’Italia ha accordi con soli tre Paesi, un numero assolutamente insufficiente per affrontare il fenomeno”, ha dichiarato.
L’analisi si conclude con un’aspra critica al governo per aver tentato di spacciare come risolutiva una misura palesemente inefficace. “Non c’è una soluzione pronta e immediata, ma quella dell’Albania non lo è di certo. Il governo lo sapeva, o almeno avrebbe dovuto saperlo”, ha chiosato Travaglio.
Conclusione
Le dichiarazioni di Marco Travaglio mettono in luce le falle politiche e legali dell’approccio italiano alla gestione dei flussi migratori. Il caso dei migranti trasferiti in Albania diventa così emblematico di una strategia politica che cerca soluzioni rapide e mediatiche a problemi complessi, senza tenere conto delle normative internazionali e delle dinamiche europee. Un errore che, secondo il giornalista, era prevedibile e che il governo avrebbe dovuto evitare.
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