La puntata dell’8 gennaio di Otto e Mezzo su La7 ha visto uno scontro acceso tra Marco Travaglio e Lilli Gruber su temi caldissimi: il ruolo del fact-checking nei social media, la censura sulle informazioni relative a Gaza e le implicazioni geopolitiche legate alla rete satellitare Starlink di Elon Musk.
Meta e la fine dei fact-checker: una scelta divisiva
La decisione di Meta di sospendere i fact-checker esterni su Facebook e Instagram è stata il punto di partenza del dibattito. Marco Travaglio ha accolto favorevolmente questa scelta, definendola un passo avanti per la libertà di espressione. “Il problema del fact-checking”, ha spiegato, “è che bisogna investire qualcuno del compito di decidere cosa sia vero e cosa no, un ruolo da ‘ministro della Verità’, orwellianamente parlando. Io non riconosco a nessuno questa autorità.”
Il direttore del Fatto Quotidiano ha anche denunciato quella che ha descritto come una sistematica censura su Meta riguardo ai crimini commessi a Gaza. “Per 15 mesi non si è potuto trovare una notizia vera su Gaza. Qualunque contenuto critico veniva rimosso, mentre su X, dove non ci sono filtri, le informazioni scomode hanno trovato spazio.”
In opposizione, Lilli Gruber ha criticato duramente la mossa di Meta, definendola “una decisione pericolosa” che rischia di amplificare la diffusione di fake news. “I social media sono il principale veicolo di informazione per milioni di persone. Senza controlli, la disinformazione può proliferare indisturbata, con conseguenze drammatiche per il dibattito pubblico.”
La questione Starlink: geopolitica e sicurezza nazionale
Un altro tema caldo affrontato nella puntata è stato il presunto accordo, poi smentito, tra il governo italiano ed Elon Musk per l’utilizzo della rete satellitare Starlink per le comunicazioni strategiche. Travaglio ha sollevato una serie di interrogativi sulle implicazioni di una simile collaborazione:
Monopolio spaziale: “Musk è un monopolista. Attualmente ha 7.000 satelliti in orbita e prevede di arrivare a 42.000, mentre il progetto europeo Iris 2 è ancora in fase embrionale, con soli 290 satelliti previsti per il 2035. L’Europa è indietro, e questo ci costringe a dipendere dai privati.”
Sicurezza nazionale: “Affidare la gestione di comunicazioni così sensibili a un privato americano rappresenta un rischio enorme, non solo per l’Italia ma per tutta l’Europa. Musk, pur non essendo ufficialmente parte del governo statunitense, ha legami molto stretti con Trump e con la politica americana.”
Conflitti di interesse: “Musk è l’emblema del tecnomonopolista globale. Stiamo già affidando servizi cruciali a giganti come Google, Microsoft e Amazon. Starlink non sarebbe altro che un ulteriore passo verso la privatizzazione di infrastrutture essenziali.”
Il dilemma dei governi: investire o dipendere dai privati?
Travaglio ha evidenziato come i governi, inclusa l’Italia, siano spesso costretti a rivolgersi a colossi privati per la mancanza di investimenti pubblici adeguati. “Non è che quando abbiamo creato il cloud nazionale ci siamo affidati a strutture pubbliche. Anche in quel caso ci siamo rivolti ai privati, con tutti i rischi che ne conseguono. Il problema è che non esistono alternative credibili a breve termine.”
Lilli Gruber ha accusato il governo Meloni di essere “sovranista a targhe alterne”, puntando il dito contro la mancanza di coerenza tra la retorica patriottica e la realtà di una crescente dipendenza da attori esterni per la gestione di infrastrutture strategiche.
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Libertà di espressione vs controllo: un equilibrio precario
Il confronto tra Travaglio e Gruber ha toccato il cuore di due questioni centrali per la nostra epoca: la regolamentazione dei social media e il controllo delle infrastrutture tecnologiche strategiche.
Da un lato, c’è chi, come Travaglio, invoca una maggiore libertà di espressione, rifiutando qualsiasi forma di censura o controllo centralizzato. Dall’altro, chi, come Gruber, sottolinea la necessità di garantire un’informazione verificata e affidabile in un’epoca dominata dalla disinformazione e dai monopoli tecnologici.
La questione rimane aperta: come bilanciare libertà, sicurezza e trasparenza in un mondo sempre più interconnesso? Il dibattito tra Travaglio e Gruber rappresenta solo la punta dell’iceberg di una sfida che governi, cittadini e aziende dovranno affrontare insieme nei prossimi anni.
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