Si continua a parlare di Daniela Santanchè e dell’inchiesta che l’ha coinvolta. Ne ha parlato anche Marco Travaglio a L’aria che tira estate. Leggete cosa ha detto: “Da un punto di vista politico, per il governo Meloni ritengo indubitabilmente che il caso Santanchè sia molto più scivoloso della vicenda La Russa. Il caso Santanchè è gravissimo“ ha detto commentando la prima pagina del Fatto Quotidiano sulle indagini dei pm milanesi che riguardano la ministra del Turismo Daniela Santanchè.
Travaglio riassume poi il caso La Russa: “Le eventuali colpe dei figli non possono ricadere sui padri, anche se La Russa ha fatto malissimo a pronunciare una sentenza di assoluzione nei confronti del figlio. Già è una cosa impropria per un privato cittadino, figuriamoci per la seconda carica dello Stato, cioè il secondo politico più potente del paese – aggiunge – però aspettiamo di sapere la verità. Poi, secondo me, farebbero bene a spogliarsi di quella presunta immunità sulla sim in modo che nessuno possa pensare che la contenga cose che non stanno sul telefonino, ma questo attiene alla grande abilità di questi esponenti della destra di farsi del male da soli”.
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Poi torna sulla vicenda Santanchè: “Rimuoviamo per un attimo l’indagine, della quale sappiamo poco perché le carte saranno completamente depositate alla ripresa autunnale dell’attività giudiziaria. Soffermiamoci invece sul fatto che la Santanchè ha documentalmente e ripetutamente mentito nella sua relazione al Senato qualche settimana fa. Negli altri paesi chi mente in Parlamento se ne va. Ora – conclude – c’è un nuovo fascicolo aperto in Procura sulla truffa aggravata ai danni dello Stato. Quello è un fatto documentato da una ex dipendente della Visibilia Editore, adesso testimone dell’accusa. E ha dimostrato che, mentre percepiva la cassa integrazione Covid, era in servizio. Sarà grave? Secondo me, sì, anche perché sono soldi pubblici“.
E sulla lotta alla mafia dice: “Giorgia Meloni dovrebbe domandarsi che cosa è rimasta di quella destra legalitaria e antimafia a cui aderì da ragazzina. E dovrebbe anche chiedersi che cosa ha fatto lei per impedire la berlusconizzazione di quella destra legalitaria trasformandola nel partito dell’impunità delle classi dirigenti”.
E sul caso Nordio Travaglio dice...
Travaglio premette poi di non aver mai dubitato della sincerità di Giorgia Meloni quando racconta di aver deciso di fare politica a seguito dello shock per le stragi di Capaci e di Via D’Amelio, ma inevitabilmente si sofferma sulle sue ultime scelte politiche e sulle discusse parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Il concorso esterno in associazione mafiosa riguarda i mafiosi col colletto bianco, cioè quelli che non hanno bisogno di affiliarsi a Cosa Nostra, ma la sostengono stabilmente dai loro posti di potere. Non sono stato mica io a decidere di candidare in Fratelli d’Italia Carlo Nordio, che è un berlusconiano dentro doc e perfetto – continua – Non sono stato mica io a decidere di scegliere lui come ministro della Giustizia. È stata lei. Adesso se ne pentirà amaramente, perché un ministro che conosca la storia di Fratelli d’Italia e che abbia un minimo di intelligenza non fa un’uscita come quella sul concorso esterno per mafia alla vigilia della strage di via D’Amelio. Ha fatto da scalda-pubblico all’incontrario”.
Il direttore del Fatto sottolinea: “Il voler tipizzare il concorso esterno per mafia con una norma è un’altra leggenda metropolitana che ha diffuso Berlusconi quando hanno beccato il suo braccio destro, Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni in via definitiva. Non c’è bisogno di tipizzare un bel niente, è tutto già molto chiaro, perché il concorso esterno per mafia è come il concorso in omicidio, il concorso in rapina a mano armata, il concorso in truffa. È, insomma, come il concorso in qualsiasi reato”.
E conclude: “Se fai un atto a favore della mafia consapevolmente, è un favoreggiamento. Se da medico, da professore, da prete, da imprenditore o da politico sei stabilmente al servizio della mafia, senza esserti affiliato con la cerimonia della ‘punciuta’ e della ‘santina’, sei concorrente esterno alla mafia. Sei cioè esterno, ma sei un mafioso in servizio permanente ed effettivo. Vogliono abolire questo reato semplicemente perché hanno uno di Forza Italia in galera, Antonio D’Alì, condannato definitivamente a 6 anni, e perché hanno Dell’Utri che si è fatto 7 anni e non vede l’ora di ripulirsi la fedina penale”.