Marco Travaglio torna a parlare con forza di Giuseppe Conte e del Movimento 5 Stelle, affrontando due obiezioni fondamentali sollevate dai suoi lettori. Secondo il giornalista, il dibattito sulle scelte di Conte e sulle strategie di alleanza del Movimento riflette un’incertezza diffusa tra elettori e sostenitori. Travaglio risponde alle critiche con una difesa schietta, delineando i motivi per cui, a suo avviso, Conte rimane il leader più adatto a guidare un Movimento che è tutt’altro che “morto”. Analizziamo le principali questioni che Travaglio ha voluto affrontare.
Prima Obiezione: “Grillo ha ragione a opporsi alle alleanze organiche di Conte con il PD”
Una delle principali critiche a Conte riguarda il suo rapporto con il Partito Democratico. Alcuni vedono l’approccio alle alleanze come un rischio di perdita dell’identità del Movimento. Travaglio riconosce questa preoccupazione ma sottolinea un elemento chiave: il Movimento, sotto la guida di Conte, non ha mai stretto alleanze “organiche” con il PD.
Conte, a differenza di Grillo, non ha mai identificato il Movimento come una forza di centrosinistra. Lo Statuto del Movimento lo descrive come una forza “progressista”, in contrasto con il PD che Travaglio vede come “nostalgico di Renzi e privo di vere spinte riformiste”. Conte, secondo Travaglio, sceglie con cautela gli alleati in base alle persone, alle proposte e alle specificità locali: per esempio, in Sardegna ha sostenuto la candidata Todde con il PD, mentre ha evitato di allearsi con il “PD degli affari” in Piemonte. Secondo Travaglio, le alleanze non devono essere accettate o rifiutate a priori, ma valutate caso per caso.
Seconda Obiezione: “I 5 Stelle sono finiti, Conte si faccia da parte e torni Grillo”
Un’altra critica frequente riguarda la leadership stessa di Conte. Alcuni auspicano un ritorno alle “origini” con Grillo, Raggi e Di Battista alla guida. Travaglio affronta anche questa obiezione e risponde con un’analisi della situazione interna del Movimento. Anche se il M5S ha subito sconfitte, scissioni ed espulsioni, resta comunque la terza forza politica del Paese, con un consenso stimato tra il 12 e il 14%.
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Conte, secondo Travaglio, non è solo un leader, ma “il politico più sottovalutato del secolo”, e rappresenta l’anima “grillina” del Movimento, essendo stato capace di risollevarlo quando sembrava condannato. Travaglio ironizza sul paragone con Mark Twain, ricordando che il Movimento, come lo scrittore americano, ha visto annunciata la propria morte più volte, salvo poi risorgere come “un fenomeno carsico”, capace di tornare inaspettatamente al centro della scena politica.
La crisi identitaria del Movimento e il ruolo di Conte
Per Travaglio, il M5S ha vissuto una crisi non tanto per mancanza di risultati, ma per il fatto di essere l’unico partito che ha effettivamente realizzato il proprio programma. I governi successivi, Draghi e Meloni, si sono limitati a smantellare molte delle riforme portate avanti dal Movimento. La sfida attuale, dunque, è quella di rinnovare la propria visione politica: l’Assemblea di novembre sarà un momento chiave per definire un nuovo programma e una strategia politica in vista delle prossime elezioni.
Conte, conclude Travaglio, ha ancora molto da dare. È stato votato due volte dagli iscritti e gode della loro fiducia, in una leadership che appare più solida di quanto alcuni critici vogliano far credere. Nonostante le difficoltà e le critiche, Travaglio rimane convinto che Conte sia l’uomo giusto per rilanciare il Movimento e guidarlo verso un futuro che, almeno per ora, sembra ancora pieno di potenzialità inespresse.