In un’accesa discussione a “Otto e Mezzo” prima del voto americano, Marco Travaglio, insieme a Gruber, Sattanino e Montanari, analizza l’attuale situazione politica degli Stati Uniti, sollevando inevitabilmente un paragone tra Donald Trump e Silvio Berlusconi. Durante il dibattito, Travaglio interviene con la sua consueta schiettezza, criticando qualsiasi tentativo di esaltare l’ex premier italiano. Secondo lui, le similitudini tra Trump e Berlusconi sono evidenti ma non devono portare a idealizzazioni: entrambi incarnano figure polarizzanti, con una concezione elastica della legalità e un rapporto controverso con il mondo femminile. Tuttavia, per Travaglio, è fondamentale mantenere un quadro critico e realistico di ciò che rappresentano.
Il tema dell’analogia fra Trump e Berlusconi è sollevato già all’inizio della trasmissione, quando Travaglio riflette sul fatto che, per la prima volta, gli Stati Uniti si trovano a fronteggiare la possibile elezione a presidente di un candidato con una lunga serie di accuse penali a suo carico. Montanari interviene, ricordando che le accuse su Trump spaziano dai reati finanziari a questioni etiche e legali che, per certi aspetti, richiamano molto la figura di Berlusconi. Anche nel caso del magnate italiano, infatti, i suoi trascorsi giudiziari erano stati ampiamente pubblicizzati, così come il suo stile di vita, il suo amore per le donne e una certa ostentazione di potere.
Concezioni e atteggiamenti simili
Travaglio non nega le analogie tra Trump e Berlusconi, soffermandosi in particolare su due aspetti: la visione della donna e la concezione della legalità. “La concezione di Trump delle donne è molto simile a quella che aveva Berlusconi,” spiega il giornalista, sottolineando come entrambi abbiano mostrato un atteggiamento discutibile e controverso nei confronti del genere femminile. A questo si aggiunge poi una concezione piuttosto “elastica” della legalità: sia Trump che Berlusconi sembrano considerare la legge come uno strumento malleabile, da adattare secondo le necessità personali e politiche.
Il sistema giuridico americano e l’influenza della politica
Secondo Travaglio, tuttavia, esistono delle differenze sostanziali tra i due. Una delle principali risiede nel sistema giudiziario americano, che è politicizzato in modo ancora più evidente rispetto a quello italiano. Negli Stati Uniti, infatti, i procuratori dipendono dal Dipartimento della Giustizia e, di conseguenza, dalla guida politica di turno. Questa struttura offre a Trump un vantaggio in più: può infatti diffondere la narrativa della giustizia politicizzata per screditare le accuse a suo carico, una tattica che convince i suoi sostenitori e getta dubbi anche tra gli elettori più neutrali.
Travaglio richiama alla memoria il caso degli atti riservati che Trump avrebbe portato con sé a casa invece di lasciarli alla Casa Bianca. Secondo alcune giustificazioni, l’ex presidente americano avrebbe compiuto questo gesto in modo inconsapevole, dimostrando, per molti, una mancanza di lucidità. Questi episodi, che negli USA danno adito a giustificazioni incredibili, minano ulteriormente la fiducia pubblica nella giustizia. “In Italia, invece, la giustizia è politicizzata, ma mai a questi livelli,” aggiunge Travaglio, evidenziando come la stessa Corte Suprema statunitense subisca oscillazioni ideologiche tra Democratici e Repubblicani, alterando la percezione di imparzialità giudiziaria.
Le leggi ad personam: il confronto impietoso
Un altro elemento centrale nella disamina di Travaglio è l’assenza, da parte di Trump, di leggi fatte su misura per salvare la propria posizione, una strategia invece ampiamente usata da Berlusconi. Quest’ultimo, durante il suo mandato, approvò decine di leggi ad personam con l’obiettivo di proteggersi dai suoi numerosi processi. “Trump, almeno per ora, non ha approvato leggi di questo tipo,” ricorda Travaglio, sottolineando che se il tycoon volesse avvicinarsi davvero ai livelli di Berlusconi, avrebbe molta strada da fare. Questa differenza testimonia, secondo Travaglio, una discrepanza significativa tra i due, dove Berlusconi ha rappresentato un modello quasi insuperabile di auto-protezione legislativa.
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Una campagna elettorale “ossessiva” e i toni da crociata
Nel concludere la discussione, Travaglio sottolinea un altro aspetto della campagna elettorale di Trump: l’ossessione e la polarizzazione dei suoi attacchi verso gli avversari. Sebbene anche Berlusconi avesse insultato e criticato duramente i suoi oppositori, Trump sembra spingersi oltre, dipingendo i suoi rivali con termini dispregiativi e infiammando l’opinione pubblica contro di loro. “Berlusconi è arrivato a insultare i suoi avversari, ma mai con la stessa brutalità di Trump,” precisa Travaglio. Questo aspetto, a suo avviso, dimostra come la figura di Trump possa risultare ancora più divisiva e pericolosa di quella dell’ex premier italiano, anche in un contesto come quello americano, dove la violenza verbale in politica è storicamente più tollerata.
Conclusioni: il paragone tra due leader controversi
In sintesi, la discussione a “Otto e Mezzo” mette in evidenza sia le somiglianze che le differenze tra Donald Trump e Silvio Berlusconi. Travaglio e gli altri ospiti concordano sul fatto che entrambi incarnano figure che hanno segnato profondamente le rispettive politiche nazionali e che hanno portato avanti un rapporto controverso con la legalità, le donne e il potere. Tuttavia, per Travaglio, Trump rappresenta un’ulteriore evoluzione di quel modello berlusconiano, un esempio estremo di leader pronto a tutto pur di ottenere il consenso, anche a costo di esasperare il conflitto e alimentare divisioni nel paese.
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