Il tweet sessista del senatore forzista Maurizio Gasparri è stato oggetto di dibattito politico e giuridico. La decisione del Senato di dichiarare l’insindacabilità delle parole espresse su Twitter da Gasparri ha sollevato polemiche. Nel tweet, il senatore aveva usato l’hashtag “#VanessaGreta sesso consenziente con i guerriglieri? E noi paghiamo! @forza_italia” rivolgendosi alle due giovani volontarie internazionali catturate in Siria nel 2014, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli.
Il centrodestra ha sostenuto che Gasparri non debba essere processato per le sue parole contro le due cooperanti. La maggioranza ha difeso l’insindacabilità parlamentare delle dichiarazioni del senatore, mentre tutte le opposizioni (Pd, M5s, Azione-Italia viva) si sono opposte a questa decisione. L’Aula del Senato ha alla fine approvato il documento proposto dalla Giunta per le immunità, confermando l’insindacabilità delle dichiarazioni di Gasparri.
Il tweet incriminato di Gasparri risale al 18 gennaio 2015, tre giorni dopo la liberazione delle due volontarie italiane. Il senatore le attaccò online facendo insinuazioni sui rapporti sessuali e sul pagamento del riscatto da parte del governo. Fu successivamente querelato per diffamazione. Nonostante le richieste di dimissioni avanzate all’epoca dall’allora senatrice Liliana De Petris, Gasparri non si dimise, ma si scusò solo in parte.
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Le due volontarie, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, erano state rapite in Siria mentre lavoravano al progetto Horryaty, che forniva aiuti medici e sanitari in loco. Furono liberate il 15 gennaio 2015.
La destra salva Gasparri
Il relatore di Fratelli d’Italia, Sergio Rastrelli, ha sostenuto che le parole di Gasparri riflettevano le sue opinioni espresse successivamente in Aula, quando parlò dei rischi delle partenze per il volontariato e della questione del pagamento dei riscatti. Rastrelli ha sostenuto che queste dichiarazioni dovrebbero rientrare nell’ambito dell’insindacabilità parlamentare prevista dall’articolo 68 della Costituzione.
Tuttavia, le opposizioni hanno contestato questa tesi. Il senatore Ivan Scalfarotto di Azione-Italia viva ha sottolineato che Gasparri si scusò per le insinuazioni sessiste, e queste non rappresentano un’opinione politica coperta dall’articolo 68. La senatrice M5s Ada Lopreiato ha definito l’argomentazione della Giunta per le immunità come “fantadiritto” e ha suggerito che la questione sia affrontata in tribunale.
Anche il senatore dem Alfredo Bazoli ha criticato le parole offensive di Gasparri, sottolineando che non possono essere considerate una critica politica coperta dalla guarentigia dell’articolo 68. Ha avvertito che allargare troppo la portata dell’insindacabilità trasformerebbe questa protezione in un privilegio inaccettabile.
In sintesi, il Senato ha deciso di prosciogliere il senatore Gasparri dalle accuse relative al suo tweet sessista, sostenendo che le sue dichiarazioni siano coperte dall’insindacabilità parlamentare. Tuttavia, la decisione ha suscitato polemiche e opposizioni da parte di alcune forze politiche.