Negli ultimi anni, il dibattito sull’efficacia della Commissione Antimafia ha subito una notevole intensificazione, con molte figure di spicco del panorama politico e giudiziario italiano che hanno espresso preoccupazioni circa l’influenza di interessi esterni nel bloccare o distorcere le indagini sulle stragi mafiose. In particolare, durante una recente conferenza stampa tenutasi a Palazzo Madama, Roberto Scarpinato, senatore del Movimento 5 Stelle (M5S) e membro della Commissione Antimafia, ha accusato apertamente le istituzioni di voler manipolare la narrazione storica riguardo ai tragici eventi legati alla mafia e ai suoi legami con settori deviati dello Stato. Queste dichiarazioni si inseriscono in un contesto di denunce e richieste di maggiore trasparenza e giustizia, condivise anche da altre figure rilevanti come l’ex premier Giuseppe Conte e il deputato Federico Cafiero De Raho.
Scarpinato: “Chi ha il bastone del comando vuole riscrivere la storia”
Scarpinato ha dichiarato che “da due anni la maggioranza si rifiuta di occuparsi delle stragi di Firenze, Roma e Milano” e ha evidenziato come le attuali istituzioni non siano interessate ad approfondire le indagini sui depistaggi o su eventuali coinvolgimenti di soggetti esterni. Secondo Scarpinato, seguendo queste tracce si arriverebbe a scoprire implicazioni dirette che potrebbero toccare chi attualmente detiene il potere. Questo lascia intendere che dietro i depistaggi e le stragi ci sia un tentativo di proteggere determinati interessi, con il rischio di perdere la verità su eventi che hanno segnato profondamente la storia italiana.
L’accusa di voler riscrivere la storia è un punto centrale delle sue dichiarazioni, dove afferma che “chi detiene oggi il bastone del comando vuole utilizzare questo bastone per riscrivere la storia”. Il senatore del M5S evidenzia la necessità di non fermarsi nelle indagini e di andare avanti per portare alla luce tutte le componenti coinvolte, incluse quelle parti dello Stato che potrebbero aver sostenuto, direttamente o indirettamente, le azioni terroristiche.
De Raho: “La Commissione Antimafia non sta facendo ciò che dovrebbe”
Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale antimafia e ora deputato del M5S, ha espresso un duro giudizio sulle attività attuali della Commissione Antimafia, sostenendo che essa sta operando in maniera frammentata e non coerente con il suo obiettivo. “La commissione Antimafia ha focalizzato l’attenzione solo su una delle stragi”, ha dichiarato De Raho, sottolineando l’importanza di una visione d’insieme per comprendere meglio la complessa rete di connessioni tra i diversi atti di violenza e gli interessi che si celano dietro di essi.
Secondo De Raho, le stragi non possono essere comprese singolarmente, ma devono essere analizzate come un fenomeno unitario, una “guerra contro lo Stato” che richiede una ricostruzione ampia e dettagliata. Ha inoltre messo in guardia contro il tentativo della Commissione di introdurre una proposta di legge che eliminerebbe alcuni magistrati che hanno giocato ruoli cruciali nelle indagini, una manovra che lui interpreta come una strategia per indebolire ulteriormente il percorso verso la verità.
Conte: “Dietro le stragi, il sigillo del potere da svelare”
Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio e attuale leader del M5S, è intervenuto durante la conferenza stampa per rimarcare la necessità di fare piena luce sulle stragi mafiose e ha denunciato quella che considera una “tecnica ben precisa” per impedire che emergano i veri responsabili. Secondo Conte, l’ostinazione della Commissione a non istituire comitati specifici e a procedere solo in sede plenaria, preclude la possibilità di analizzare a fondo il “sigillo del potere che si nasconde dietro le stragi”.
Conte ha anche definito “ridicola” la tesi secondo cui il boss mafioso Totò Riina avrebbe pianificato autonomamente le stragi, enfatizzando l’esistenza di un “secondo livello” di potere che dovrebbe essere investigato. Questo secondo livello, nelle parole di Conte, include figure e interessi che, pur restando nell’ombra, hanno avuto un ruolo cruciale nel promuovere e sostenere le violenze. A FINE ARTICOLO IL VIDEO:
Salvatore Borsellino: “Uno Stato che allontana i suoi valorosi servitori”
Alla conferenza stampa ha partecipato anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo Borsellino, assassinato nella strage di via D’Amelio nel 1992. Borsellino ha denunciato come “vergognoso” il tentativo di modificare il regolamento interno della Commissione Antimafia per allontanare figure rilevanti come Scarpinato e Cafiero De Raho, sotto la giustificazione di supposti conflitti di interessi. Questo, secondo Borsellino, rappresenta un ulteriore ostacolo al diritto alla verità e alla giustizia per le vittime delle stragi e i loro familiari, e per tutti i cittadini italiani.
“Non si può avere giustizia e verità modificando il regolamento interno allo scopo di escludere dai lavori della Commissione quei parlamentari che avrebbero delle pretese incompatibilità con le inchieste della Commissione stessa”, ha affermato Borsellino. Ha inoltre espresso il desiderio di vedere garantito nella Costituzione italiana un esplicito diritto alla verità per tutti, inclusi i familiari delle vittime.
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Un momento cruciale per la giustizia antimafia
Le dichiarazioni di Scarpinato, De Raho, Conte e Borsellino evidenziano una frattura crescente tra la Commissione Antimafia e coloro che richiedono trasparenza e impegno nelle indagini sulle stragi. L’attuale situazione riflette un sistema in cui l’accesso alla verità sembra essere minacciato da meccanismi di potere volti a proteggere determinate figure e interessi. L’appello di questi rappresentanti del M5S e dei familiari delle vittime è un invito a proseguire senza sosta la ricerca di giustizia, affrontando anche i lati oscuri delle istituzioni e garantendo la trasparenza necessaria per dare un senso di giustizia alle famiglie e alla nazione.
Le recenti accuse mettono in discussione l’integrità e l’efficacia della Commissione Antimafia, sollevando dubbi sul suo reale impegno nel rispondere alle aspettative dei cittadini italiani. Le stragi mafiose rappresentano una ferita ancora aperta nella storia del Paese, e chi chiede verità spera che l’Antimafia possa finalmente svolgere il suo compito senza ingerenze e ostacoli interni.
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