ULTIM’ORA – Bufala sui fondi del Venezuela al M5S: arriva la condanna

La sentenza di Milano: “Notizia senza riscontri”. Il giornale spagnolo Abc aveva parlato di 3,5 milioni di euro destinati a Casaleggio.

Il 17 giugno 2020, la Procura di Milano apre un fascicolo contro ignoti in seguito a un articolo del quotidiano spagnolo Abc. L’articolo raccontava di una valigia contenente 3,5 milioni di euro, provenienti da fondi segreti del governo venezuelano, inviata nel 2010 con l’ok dell’allora cancelliere Nicolas Maduro, al fondatore del Movimento 5 Stelle, Gianroberto Casaleggio.

La Sentenza

Il 2 luglio 2024, la Corte d’Appello civile di Milano ha confermato la natura diffamatoria dell’articolo di Abc del 15 giugno 2020. La corte ha stabilito che l’articolo si basava su un “documento” dei presunti servizi segreti venezuelani, rivelatosi poi falso, e riportava esclusivamente il presunto invio della valigetta al console venezuelano a Milano, il quale avrebbe fatto da tramite con Casaleggio. La sentenza condanna la società editrice del quotidiano e il giornalista responsabile dell’articolo a risarcire Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto, che aveva avviato la causa.

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La Corte ha evidenziato che il giornalista non ha fornito nessun nome che confermasse la circostanza della consegna del denaro, basandosi solo su vaghe fonti anonime. Pertanto, la notizia presentava elementi non verificati, mancando il rispetto dei limiti di liceità dell’attività giornalistica e della verosimiglianza dei fatti riportati.

L’impatto mediatico e le conseguenze

L’articolo diffamatorio aveva avuto grande risonanza mediatica, al punto da far aprire un’inchiesta penale a Milano su presunti fondi venezuelani arrivati al Movimento 5 Stelle, in seguito archiviata. La ricostruzione della Corte ha sottolineato come tra gli elementi non verificati vi fosse proprio la consegna del denaro a Gianroberto Casaleggio, morto nel 2016 e dunque impossibilitato a difendersi.

Le reazioni

Il commento di Salvatore Granata ha sottolineato come diverse figure politiche difendano i loro colleghi in caso di vicende giudiziarie, chiedendo che anche la stampa chieda scusa a Casaleggio. Davide Casaleggio, nel suo commento, ha espresso la speranza che le testate che hanno rilanciato la notizia falsa rettifichino i loro articoli, ricordando di aver portato avanti la causa per difendere l’onorabilità di suo padre.

IL SUO POST:

“Visto che renzi e soci attaccano la magistratura quando un caso giudiziario di un loro collega viene archiviato, omettendo i vizietti dell’amico intimo verdini, visto che crosetto, salvini e meloni difendono sempre i politici indagati in quanto fieramente garantisti (parlano i candidati in questo senso) e financo quelli condannati per frode fiscale (vedi berlusca), facciamo che pareggiamo i conti e rilanciamo?

E facciamo pure che TUTTA la stampa chieda scusa, anche se ormai è tardi, all’uomo in foto.
A Gianroberto Casaleggio non ha chiesto nessuno scusa.
No perché la Corte d’Appello civile di Milano, l’altro giorno, nelle motivazioni della sentenza ha confermato la “natura diffamatoria” dell’articolo del quotidiano spagnolo Abc del 15 giugno 2020 secondo cui, nel 2010, “una valigia contenente 3,5 milioni di euro sarebbe stata inviata dai fondi segreti del Venezuela, su autorizzazione del cancelliere Nicolás Maduro, a Gianroberto Casaleggio”.
Ancora meglio. La corte milanese ha certificato la condanna per la società editrice del quotidiano e per il giornalista dell’articolo di cui sopra a risarcire il figlio di Gianroberto, Davide Casaleggio, che aveva avviato la causa nei loro confronti.” Continua…
Nella sentenza, nello specifico, si legge che l’articolo si basava su un “documento” di presunti servizi segreti venezuelani, “poi risultato falso”, che riportava “esclusivamente il preteso invio della valigetta al console venezuelano a Milano”, il quale avrebbe fatto da tramite con Casaleggio. Il giornalista, oltretutto “non ha indicato”, nemmeno “un nome che gli abbia confermato la circostanza della consegna del denaro, solo vaghe fonti anonime”.
Pertanto, la notizia pubblicata presenta elementi non verificati, con la conseguenza che manca “il rispetto dei limiti di liceità dell’attività giornalistica” e della “verosimiglianza dei fatti riportati”.
 
 
“Rammento ai pennivendoli che l’articolo diffamatorio aveva avuto grande eco mediatica, tanto da far aprire un’inchiesta penale a Milano (poi archiviata) su presunti fondi venezuelani arrivati al Movimento 5 stelle.
E tra gli elementi non verificati della ricostruzione, come scrivono i giudici c’era proprio la “consegna del denaro a Gianroberto Casaleggio”.
E il fondatore del Movimento, morto nel 2016, è stato così vigliaccamente “tacciato di un fatto grave, ossia di aver percepito milioni di euro provenienti dall’estero, ovviamente senza denunciarli al fisco”.
È brutto quando la verità non coincide con i tempi della giustizia, soprattutto per le persone perbene che non ci sono più, come Gianroberto, che non hanno potuto godere di un riscatto dovuto, seppur consci di aver agito nella vita sempre con etica, trasparenza e onestà.
Un pensiero da quaggiù a Gianroberto.
Se lo merita. In realtà, avrebbe meritato anche di più.” 
Conclude

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