Roma, ore 11. Una protesta insolita e dal forte impatto visivo si è svolta oggi davanti al Ministero dell’Interno. Circa 150 attivisti del movimento ambientalista Extinction Rebellion hanno occupato Piazza del Viminale scaricando un camion di letame sulla strada e montando tende per presidiare l’area. L’obiettivo? Denunciare le politiche climatiche del governo e il controverso ddl Sicurezza, considerato una misura repressiva che limita la libertà di manifestazione. Trovate il video in fondo all’articolo.
La protesta e il suo messaggio
La manifestazione si è svolta nel giorno conclusivo della COP29, un’occasione scelta appositamente per attirare l’attenzione sul clima e sulle responsabilità del governo italiano in materia di cambiamento climatico. “Io sono estremamente preoccupata per la situazione climatica che stiamo vivendo – ha dichiarato una delle attiviste – vediamo un governo più interessato a emanare decreti per aumentare la sicurezza, ma di quale sicurezza stiamo parlando? La vera sicurezza è quella climatica”.
Il letame, simbolo di degrado e cattiva gestione, è stato utilizzato per sottolineare il fallimento delle politiche climatiche del governo. Sulla scena sono stati srotolati striscioni con slogan come “Vogliamo un’altra sicurezza: quella climatica” e “Stop alla repressione, agite per il pianeta”.
La dinamica della protesta
La piazza si è trasformata in un teatro di protesta con scene spettacolari: due attivisti si sono arrampicati, uno su un albero e l’altro su un lampione, per appendere striscioni. L’intervento dei vigili del fuoco ha riportato entrambi a terra senza incidenti. La protesta, pur pacifica, ha causato disagi al traffico e richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.
Nel corso della giornata, gli attivisti hanno spiegato le loro motivazioni ai passanti e ai giornalisti presenti, sottolineando come il ddl Sicurezza, che prevede pene più severe per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate, sia una minaccia diretta al diritto di protestare.
Le accuse al governo
Secondo Extinction Rebellion, il governo italiano continua a ignorare le evidenze scientifiche sui cambiamenti climatici e a promuovere politiche che aggravano la crisi ambientale. Le accuse si concentrano anche sulle decisioni di favorire l’industria fossile, anziché accelerare la transizione verso fonti rinnovabili.
“La crisi climatica è qui e adesso – ha aggiunto un altro manifestante – ma invece di affrontare il problema, il governo pensa a mettere a tacere chi alza la voce. Questo non è accettabile. Chiediamo un impegno reale per il pianeta e per le generazioni future”.
Reazioni istituzionali e pubbliche
La protesta ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, diverse associazioni ambientaliste hanno espresso solidarietà, definendo l’azione di Extinction Rebellion una “chiamata all’azione necessaria”. Dall’altro, alcuni politici hanno condannato l’iniziativa, definendola “un gesto provocatorio e irresponsabile” che rischia di allontanare l’opinione pubblica dalle cause ambientaliste.
Sul fronte pubblico, la manifestazione ha acceso il dibattito sui social network. Mentre molti cittadini hanno elogiato il coraggio e l’originalità dell’azione, altri hanno criticato i metodi adottati, considerandoli eccessivi.
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Un grido d’allarme globale
Questa protesta si inserisce in un contesto globale di crescenti tensioni legate al clima. La COP29, in corso a Dubai, ha evidenziato ancora una volta l’urgenza di agire per contenere il surriscaldamento globale. Tuttavia, le promesse fatte dai governi continuano a essere percepite come insufficienti.
Extinction Rebellion, con azioni come quella di oggi, punta a scuotere le coscienze e a mettere pressione sui decisori politici. La domanda resta: il governo italiano ascolterà questo grido d’allarme o continuerà a seguire la strada della repressione e dell’immobilismo?
Conclusione
L’immagine del camion di letame davanti al Viminale rimarrà un simbolo di questa giornata di protesta, una provocazione che vuole mettere in luce la gravità della crisi climatica e la necessità di una svolta politica. La sicurezza non può essere solo quella delle strade, affermano gli attivisti, ma deve diventare anche quella del pianeta, perché senza un ambiente vivibile non c’è futuro.
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