In questi giorni non si fa che parlare del gran numero di sbarchi avvenuti sulle coste italiane. Come riporta Il Fatto Quotidiano, “In Europa sono preoccupati. Che succederà? Che è finita la pacchia”. Così diceva Giorgia Meloni parlando di immigrazione solo due settimane prima del voto. Oggi, dopo dieci mesi di governo, gli arrivi dell’anno sfondano quota 100mila e l’esecutivo ormai chiede ripetutamente aiuto alle organizzazioni non governative. La nave Ocean Viking della SOS Méditerranée ha infatti effettuato ben 15 operazioni di salvataggio consecutive, portando in salvo 623 naufraghi. Un’operazione sulla carta vietata dal codice di condotta per le ong contenuto nel decreto Cutro approvato solo a febbraio e voluto dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Un’operazione che, scrive l’organizzazione sul suo profilo Twitter, è però avvenuta dall’inizio alla fine con il coordinamento delle autorità italiane.
Non è la prima volta che il governo Meloni chiede aiuto alle ong: il 6 luglio scorso, secondo quanto riporta Vita, la Guardia Costiera ha chiesto l’intervento di Open Arms, proprio la ong che ha denunciato il ministro Salvini, per effettuare sei operazioni di salvataggio. A questo si aggiunge che altre 700 persone sono state recuperate grazie a più operazioni in serie compiute da altre ong: quattro soccorsi di fila per la Geo Barents e cinque per Humanity. Proprio in quell’occasione, Veronica Alfonsi, portavoce della ong spagnola, in un colloquio con il Foglio disse: “È paradossale il fatto che Salvini sia in un governo che ci chiede aiuto per fare salvataggi“. I numeri degli sbarchi, intanto, continua a crescere a un ritmo più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2022.
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Cosa è cambiato, quindi, dall’approvazione del decreto Cutro a oggi? In realtà niente, dal punto di vista formale, ma il governo ha semplicemente giocato con il testo stesso della norma che non vieta esplicitamente i salvataggi multipli, ma obbliga la nave a richiedere subito l’assegnazione di un porto di sbarco. Il Viminale ha però precisato che le navi possono svolgere altre operazioni di salvataggio “lungo la traiettoria del percorso che gli viene assegnato”. Inoltre, se nel corso delle comunicazioni con le autorità viene dato l’ok ad altri salvataggi, come successo in questo weekend, le ong possono dirigersi sul luogo del successivo naufragio. Una decisione presa arbitrariamente dalle autorità nazionali.
Per spiegare il motivo di queste ‘concessioni’ da parte del governo è sufficiente guardare i numeri. Secondo l’ultimo rapporto Frontex, gli sbarchi di migranti sulle coste italiane sono aumentati del 115% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, arrivando a superare, come confermano anche i dati più recenti del Viminale, i 100mila dall’inizio dell’anno. Nella sola giornata di venerdì sono approdati a Lampedusa ben 36 barchini con 1.600 persone a bordo. Altre 250 sono arrivate a Pantelleria, mentre la nave di Emergency Life Support ha salvato 75 naufraghi partiti dalla Libia.
Non è la prima volta che Roma deve chiedere aiuto alle ong per svolgere operazioni di soccorso: il 6 luglio scorso, secondo quanto riporta Vita, la Guardia Costiera ha chiesto l’intervento di Open Arms, proprio la ong che ha denunciato il ministro Salvini, per effettuare sei operazioni di salvataggio in coordinamento con il Comando generale delle capitanerie di porto di Roma. A questo si aggiunge che altre 700 persone sono state recuperate grazie a più operazioni in serie compiute da altre ong: quattro soccorsi di fila per la Geo Barents e cinque per Humanity. Proprio in quell’occasione, Veronica Alfonsi, portavoce della ong spagnola, in un colloquio con il Foglio disse: “È paradossale il fatto che Salvini sia in un governo che ci chiede aiuto per fare salvataggi“.