La trasmissione televisiva In altre parole, in onda su La7 e condotta da Massimo Gramellini, ha ospitato un dibattito intenso e controverso tra Italo Bocchino, ex parlamentare del Pdl e direttore editoriale del Secolo d’Italia, e il cantautore e intellettuale Roberto Vecchioni. Il tema della serata verteva sulle tensioni politiche attuali e il ruolo dell’antifascismo in Italia. A fine articolo trovate il video. Bocchino ha avanzato una tesi particolarmente provocatoria: “Il male di questo primo quarto di secolo è l’antifascismo”. Questa affermazione ha generato uno scontro verbale acceso e appassionato, evidenziando il profondo divario tra le posizioni dei due ospiti.
Il contesto e la posizione di Bocchino
Italo Bocchino, figura storica della destra italiana, ha esordito minimizzando le recenti controversie che hanno colpito la destra di governo, sostenendo che i veri problemi del Paese risiedono in altri aspetti. Per Bocchino, se il fascismo è stato “il male del secolo scorso”, con le sue alleanze devastanti e le leggi razziali, nel XXI secolo il nuovo ostacolo sarebbe l’antifascismo, un “feticcio” che impedirebbe una sana alternanza politica. A detta di Bocchino, il persistere di una mentalità antifascista creerebbe una frattura sociale e politica che danneggerebbe il pluralismo e la democrazia italiana.
Questa interpretazione è accompagnata da un’invocazione a superare le vecchie contrapposizioni ideologiche. “Tutti gli ‘anti’ sono male”, ha affermato Bocchino, sostenendo che l’antifascismo moderno è stato ormai strumentalizzato a livello politico e mediatico, divenendo un ostacolo all’inclusione delle voci di destra nello spazio democratico italiano. Gramellini ha ascoltato con espressione incredula, ribattendo che la democrazia italiana, invece, deve la sua stessa nascita al movimento antifascista.
Vecchioni: “L’antifascismo è la base della nostra democrazia”
Roberto Vecchioni ha risposto con fermezza, ricordando che l’antifascismo rappresenta le radici della democrazia in Italia e non può essere considerato un “male”. Vecchioni ha sottolineato l’importanza di mantenere vivo il ricordo e la condanna del fascismo per evitare derive autoritarie, argomentando che considerare l’antifascismo una piaga sociale sarebbe una pericolosa distorsione storica. Questo pensiero, per Vecchioni, rischia di sminuire i sacrifici di chi ha lottato per la libertà e di minare il ruolo dell’antifascismo come fondamento della Repubblica italiana.
La rivendicazione di Bocchino: “C’è razzismo verso la destra”
Nel suo discorso, Bocchino ha fatto riferimento a episodi di presunta discriminazione che colpirebbero gli esponenti di destra in Italia. Ha portato ad esempio la presentazione del suo ultimo libro alla Galleria Nazionale di Roma, dove avrebbe incontrato resistenze e boicottaggi da parte di dipendenti e sindacati a causa delle sue posizioni filo-governative e della sua vicinanza alla destra di governo. A detta di Bocchino, tali episodi confermerebbero l’esistenza di un “razzismo ideologico” contro chi si identifica nella destra, un fenomeno che per lui va superato, poiché implicherebbe una discriminazione culturale e politica.
“Non siamo cittadini di serie B”, ha ribadito Bocchino, sottolineando come il trattamento riservato agli esponenti di destra sia spesso accompagnato da un pregiudizio culturale che li rappresenta in modo riduttivo e stereotipato, associandoli a un’idea di ignoranza o rozzezza. Secondo Bocchino, questa narrazione della destra come un blocco culturale inferiore sarebbe dannosa e limitante per una società democratica che ambisce al pluralismo.
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Il dibattito sulla Costituzione e l’antifascismo
Uno dei punti più delicati del dibattito è stato il riferimento alla Costituzione italiana e al suo presunto “non-antifascismo”. Bocchino ha sostenuto che la Costituzione non sia affatto antifascista, richiamandosi a due specifiche disposizioni transitorie: la dodicesima, che vieta la ricostituzione del partito fascista, e un secondo comma poco conosciuto che permette ai capi del fascismo di ricandidarsi alle elezioni dopo soli cinque anni dal termine del regime.
Questo argomento, a suo dire, dimostrerebbe che la Costituzione italiana si pone in una posizione “pacificatrice”, ammettendo il reintegro di ex fascisti nella vita politica italiana dopo un periodo di “pausa”. Vecchioni ha prontamente contestato l’interpretazione di Bocchino, sostenendo che la disposizione è stata inserita per garantire che chiunque volesse partecipare alla politica in futuro dovesse allontanarsi definitivamente dal fascismo e abbracciare i valori democratici della Repubblica.
La questione attuale: il ruolo dell’antifascismo e la politica italiana
L’episodio su La7 rappresenta l’ennesima dimostrazione di come il tema dell’antifascismo resti un nervo scoperto nella politica italiana. Le parole di Bocchino hanno suscitato un acceso dibattito sull’identità e le radici del sistema politico e istituzionale italiano, con Vecchioni che si è fatto portavoce di una visione conservatrice del valore dell’antifascismo, fondamentale per l’architettura democratica del Paese.
Il confronto riflette un’Italia divisa tra chi vede l’antifascismo come un valore imprescindibile e chi, come Bocchino, lo considera un anacronismo politico che ostacolerebbe il pluralismo e la coesione sociale. Questi scontri di idee mettono in luce la difficoltà di trovare una sintesi su questioni storiche ancora irrisolte, e sembrano indicare una polarizzazione che, a 80 anni dalla caduta del fascismo, continua a infiammare il dibattito pubblico.
IL VIDEO EPICO: