Virginia Raggi rinviata a giudizio, ecco cosa è successo

Virginia Raggi è stata rinviata a giudizio per calunnia, gli ex collaboratori per concussione. Ecco cosa è successo.

Si conclude un capitolo tumultuoso nella politica della Capitale, caratterizzato dall’ascesa e dalla caduta del movimento grillino. È un epilogo che mette fine a un’epoca di intrighi nell’arena del Campidoglio, dove bilanci contesi sono stati al centro di dispute infinite, e tentativi illegali di manipolare le finanze sono stati all’ordine del giorno, accompagnati da minacce reali e false. L’ex sindaca pentastellata di Roma, Virginia Raggi, si trova ora al centro di un processo per calunnia, mentre vari membri della sua cerchia più stretta devono difendersi dall’accusa di tentata concussione. La trama intricata ha come fulcro l’Ama (azienda municipalizzata per la gestione dei rifiuti) e un credito milionario che la società vantava nei confronti del Comune di Roma, suo unico azionista.

Cosa è successo

L’intreccio si snoda a partire dal 2018, quando si scopre un tesoro di 18 milioni di euro, un credito che il vertice del Campidoglio sembra non voler riconoscere ad Ama. Si sospetta che Franco Giampaoletti, allora city manager, insieme all’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, l’ex ragioniere Luigi Botteghi e l’ex dirigente amministrativo Giuseppe Labarile abbiano esercitato pressioni su Rosalba Matassa, direttrice del dipartimento Tutela Ambiente, affinché negasse l’esistenza di tale credito. Il rifiuto di Matassa scatena una serie di rappresaglie: minacce di demansionamento e una vera e propria “marginalizzazione professionale”. Ma le conseguenze vanno oltre, colpendo anche l’Ama, poiché l’eliminazione di questo debito dal bilancio comunale avrebbe avuto pesanti ripercussioni finanziarie per la municipalizzata, rischiando addirittura il fallimento.

In questo scenario si inserisce Virginia Raggi. In pratica Raggi aveva spiegato ai magistrati di aver subito lei stessa delle pressioni da parte dell’amministratore delegato e da Pinuccia Montanari affinché ad Ama venisse riconosciuto il famoso credito milionario da parte del Campidoglio. “Mi forzavano, mi minacciavano”, aveva sottolineato Raggi davanti ai pm. “Mi accusarono di voler far fallire l’azienda per svenderla ai privati”, aveva poi aggiunto l’ex sindaca.

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