Ci sono importanti novità che riguardano il famoso processo Rinascita Scott. Dopo due anni e mezzo di dibattimento sono arrivate le richieste di condanna per gli imputati. Addirittura le condanne sarebbero di “migliaia di anni di carcere” e sono state chieste dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri contro i presunti capi delle cosche di ‘ndrangheta del Vibonese e colletti bianchi, politici, imprenditori, accusati di avere favorito le ‘ndrine. La lettura delle richieste è ancora in corso ma già dopo i primi 100 nominativi, dei 343 imputati, il numero degli anni richiesti è superiore a 1.300. Per il principale imputato, l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, la richiesta di condanna è stata di 17 anni di carcere.
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“In pochi avevano creduto in questo processo, per la mole degli imputati, per il collegio dalla giovane età. C’è stata una sorta di tifo perché questo processo non si celebrasse, ma si è svolto con serenità e se ci sono stati momenti di tensione è normale, è il sale del processo” ha detto Gratteri prima di chiedere le condanne.
La requisitoria è stata condotta per circa tre settimane dai sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso con la lettura delle richieste di condanna da parte del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Gli imputati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, usura, riciclaggio, detenzione illegale di armi ed esplosivo, ricettazione, traffico di influenze illecite, trasferimento fraudolento di valori, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio aggravato, traffico di droga.
Condanne per migliaia di anni
Oltre 400 capi di imputazione dei quali dovranno rispondere non solo capi e manovalanza delle cosche di ‘ndrangheta del Vibonese ma anche colletti bianchi, politici, imprenditori, accusati di avere favorito le ‘ndrine. Tra questi l’avvocato, ex parlamentare ed ex massone Giancarlo Pittelli, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, e altri reati fine, per avere adoperato, secondo l’ipotesi dell’accusa, le proprie conoscenze in favore della cosca Mancuso e in particolare di Luigi Mancuso, alias “il Supremo”, la cui posizione è stata stralciata e si sta procedendo con un processo a parte. Dovrà rispondere di associazione mafiosa l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino. Coinvolto anche il colonnello dei carabinieri Giorgio Naselli, che istigato da Pittelli, secondo l’accusa, avrebbe accettato di acquisire notizie coperte da segreto istruttorio in favore dell’imprenditore Antonino Delfino a sua Antonino Delfino volta accusato di associazione mafiosa.
Altra divisa presunta “infedele” implicata nel processo Rinascita Scott è Michele Marinaro, ex finanziere in servizio alla Dia di Catanzaro e successivamente alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri nella sede di Reggio Calabria. È accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per avere fornito, tramite Pittelli, notizie sulle attività investigative in atto nei confronti degli esponenti della ‘ndrangheta vibonese. Avrebbe rivelato alle cosche informazioni coperte da segreto istruttorio anche Antonio Ventura, all’epoca dei fatti appuntato scelto in servizio nel Reparto operativo Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Vibo Valentia. Dal 13 gennaio 2021, data d’inizio del dibattimento, si è arrivati a una svolta importante con tempi serratissimi che hanno impegnato un collegio composto da giovanissime giudici – Brigida Cavasino presidente, Claudia Caputo e Germana Radice a latere – e gli avvocati in udienze fiume. L’ultima ieri, terminata 23:.0 con l’esame delle posizioni delle cosche di Pizzo e Tropea.