“Oggi la maggioranza ha chiesto il rinvio della discussione della proposta di legge sul salario minimo. Per noi rimane l’urgenza di provvedere a lavoratrici e lavoratori sottopagati. Per la maggioranza c’è la necessità di andare in vacanza. È questa la sostanziale differenza. Hanno cercato di macchiare questa proposta dicendo che provocherà abbassamento del monte salariale, o che compromette ruolo sindacati. È tutto falso”, le parole di Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle.
“Se la presidente Meloni invita le opposizioni a Palazzo Chigi per un confronto, certo, noi del M5S non ci sottrarremo” ha continuato il presidente del M5S. “Ma vorrei chiarire che un tavolo di confronto e dialogo esiste già, da quattro mesi, è la commissione Lavoro, dove ci si confronta nel dettaglio. E sul quel tavolo non c’è stato nulla, solo un emendamento soppressivo”, ha aggiunto. In ogni caso, “andrò certamente a Palazzo Chigi a esporre tutte le ragioni fondatissime del perché è urgente approvare questa misura”.
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La reazione della politica al rinvio del salario minimo
Ma, come riporta Repubblica stamattina, se ne riparlerà tra 60 giorni: a fine settembre o inizio ottobre. Per due mesi la legge delle opposizioni unite (tranne Renzi), che introduce i 9 euro lordi l’ora di salario minimo legale, uscirà dal radar parlamentare. È la decisione della maggioranza, che il salario minimo non lo voleva, ma che, dopo l’apertura della premier Giorgia Meloni, ci ha ripensato. Quindi Tommaso Foti, il capogruppo meloniano, spiega che è stata presentata una sospensiva di due mesi, proprio per dare tempo alla coalizione di governo di trovare una sintesi, di fare una controproposta. La sospensiva sarà votata martedì o mercoledì della prossima settimana. Le opposizioni non ci stanno. Anzi il Pd ha un forte sospetto: “Stanno puntando a perdere tempo, vogliono fare uscire la legge dal dibattito pubblico ai danni di chi lavora con un salario che non gli permette di arrivare a fine mese”. Il dialogo Schlein-Meloni non decolla per ora. A credere alla possibilità di una intesa con la maggioranza è Carlo Calenda, che si aspetta un tavolo con la ministra del Lavoro, Marina Calderone prima delle ferie estive.
Foti in aula mette le mani avanti: “Potevamo in commissione Lavoro tenere la votazione dell’emendamento abrogativo, e presentare a settembre una proposta in quota della maggioranza, ma non lo abbiamo fatto perché abbiamo rispetto di quando ci si chiede il confronto”. È consapevole del voto contrario delle opposizioni alla sospensiva e lancia la stoccata ai 5Stelle: “Qualora dovessimo trovare un punto d’incontro sul tema, spero che nessuno salga sul balconcino come quella volta a Palazzo Chigi, perché è una contraddizione in termini brindare alla fine della povertà e poi fare una legge per il lavoro povero”. Applausi e brusii.
Replica il dem Arturo Scotto: “La sospensiva a fine settembre della legge sul salario minimo equivale a dire ‘non se ne fa niente’”. Ad attendere il salario minimo ci sono più di tre milioni e mezzo di lavoratori poveri. Di loro parla la responsabile Lavoro del Pd, Cecilia Guerra, ricordando inoltre i dati Istat che raccontano come in sei mesi i salari abbiano perso oltre sei punti in potere d’acquisto. E al pressing della destra sull’importanza della contrattazione, replica l’ex ministro dem del Lavoro, Andrea Orlando: “Non dovete ricordare a noi che il sindacato è importante: noi abbiamo militato nel partito di Luciano Lama, di Bruno Trentin, abbiamo costruito un partito anche su un’intuizione di Franco Marini, non ce lo dovete spiegare… la nostra proposta integra la contrattazione, non punta a indebolirla”. E Riccardo Magi di +Europa: “Ok al dialogo ma maggioranza non affossi il tema”.